La fascinosa Netrebko contro un padre padrone

Il ruolo del titolo di Giovanna d'Arco spetta a lei: Anna Netrebko, soprano russo, 44 anni, prossima alle nozze, a Vienna, il 29 dicembre. Star incontrastata, fascinosa sebbene i chili di troppo incrinino la leggendaria beltà. E' schietta fino alla ruvidezza, spavaldamente consapevole d'essere al top della carriera: per voce e presenza scenica. Perché è scientificamente provato, quando mette piede in palcoscenico, la Netrebko galvanizza. Sarà la protagonista di Giovanna d'Arco, l'opera con cui la Scala inaugura la stagione, il 7 dicembre. Per la verità è quello di Giacomo, affidato al baritono spagnolo Carlos Alvarez, il ruolo più pregnante, «la figura più incombente di tutte. Un padre possessivo che diventa poi centrale». Ad assicurarlo è Riccardo Chailly, direttore della Scala e di questa Giovanna che tanto ha voluto sfidando i 150 anni di assenza da Milano, le generali antipatie per un libretto strampalato e le difficoltà per i tre protagonisti, più uno: il coro. Un coro che interviene come un elemento da tragedia greca, nel senso che commenta, sospira, inveisce. Re Carlo VII è affidato al giovane Francesco Meli, 35 anni, di Genova, non nuovo al 7 dicembre, nel 2005 era nel cast dell'Idomeneo diretto da Daniel Harding. Spetta a lui indossare i panni di un uomo «che muta continuamente. Si fa trascinare, è in balia degli eventi. E' rinunciatario, poi incontra Giovanna e acquista vigore. Crolla quando Giacomo dice che lei non è pura. Tutto questo è strano per Verdi perché i suoi personaggi hanno un colore sempre ben definito», commenta. Meli è un tenore lirico cui - però - è richiesto il vigore del Verdi di poi. E' un tenore romantico quando si scioglie per amore per Giovanna. La regia - ancora Meli - pare un ossimoro: «Tradizionalissima ma molto moderna. Io sono sempre contrario a regie che stravolgono tutto. Qui si stravolge ma con senso. Non è mai stravolto il senso dei personaggi, per esempio», spiega. «Il libretto non ha un senso» aggiunge la Netrebko: «Secondo la storia, Giovanna non amava il re, quindi già questo è storicamente scorretto». Cosa ama e condivide del suo personaggio? «L'energia», risponde al volo la cantante. Per il resto, ci spiega, questa Giovanna non ha nulla a che fare con la temperamentosa Anna, che si ritrova nei panni di una fanciulla - secondo la lettura registica - ossessionata dal sesso, che non può vivere con naturalezza data l'educazione famigliare. Così c'è la sirena dell'eroismo, l'anelito per la lotta in nome della patria. C'è l'amore per re Carlo. E soprattutto c'è il padre incombente. Il baritono Alvarez, 49 anni, di Malaga, s'è fatto crescere la barba per meglio dare credibilità a questo personaggio. A un padre opprimente, che consegna la figlia agli inglesi affinché si purifichi... Un baritono superbo, già alla Scala sotto la bacchetta di Riccardo Muti e di Riccardo Chailly, con cui debuttò in Madama Butterfly. Il 7 dicembre s'avvicina. La temperatura del teatro sale, ricorda il sovrintendente Alexander Pereira.

Piacerà questo ripescaggio? Questa Giovanna con cui Chailly festeggia il suo primo Sant'Ambrogio nella veste di direttore generale del teatro? «Ho diretto Giovanna 20 anni fa, a Bologna, credendoci fortemente. Certo, il confronto con altre opere è difficile. Ma se Verdi non avesse scritto Trovatore, Traviata o Rigoletto: che idea ci saremmo fatti di Giovanna d'Arco?».

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