In un ex garage di periferia un gruppo di ragazzi prepara uno spettacolo amatoriale. Tema: la violenza sulle donne. All'improvviso entrano sei strane persone: fra loro un uomo che confessa di maltrattare la moglie, spingendola a tradirlo con un suo impiegato, e di aver quasi commesso incesto con la figlia, avendola scambiata per una prostituta. Soggetto ideale, per lo spettacolo che i ragazzi vogliono realizzare. Detto fatto: la scalcagnata compagnia metterà in scena nell'ex garage l'attualissima vicenda dei sei misteriosi intrusi. E' un incipit che vi ricorda qualcosa? Certo: è quello dei pirandelliani Sei personaggi in cerca d'autore. Ma nella personale interpretazione che Michele Placido (il Padre è lui) ha creato per lo Stabile di Catania. E che da oggi propone al teatro Quirino di Roma.
Pirandello e la violenza sulle donne. Un collegamento inatteso. Forse provocatorio.
«Certamente! Pirandello non era forse provocatorio? Anch'io sono un artista scorretto. A ragion veduta, però: solo per creare emozioni. E in questa celebre storia ho scovato agganci attualissimi, come il femminicidio e le morti bianche, bisognosi di un'ambientazione contemporanea. Per questo al posto del nudo teatro immaginato da Pirandello abbiamo un ex garage, divenuto cinema di periferia. E invece di una tradizionale compagnia, che nell'originale è interrotta dai sei personaggi mentre prova il giuoco delle parti dello stesso Pirandello, c'è un gruppo di ragazzi di quartiere, che fa teatro per passione, e su temi etici».
Dunque il «teatro nel teatro» che studiammo a scuola, qui diventa «cronaca trasformata in denuncia civile».
«Più o meno. Pirandello è un narratore di fatti. Non un filosofo astruso. E io lo riporto tutto ai nudi fatti. A personaggi che sono reali, che soffrono davvero, che appartengono al mondo vero, che ci camminano accanto. A quasi un secolo di distanza proprio questa è la forza di Pirandello».
Anche il suo Padre si distacca dalla tradizione? O si richiama magari all'interpretazione di Romolo Valli, ritenuta esemplare del personaggio?
«Ho molto ammirato Valli. Ma se a qualcuno mi sono ispirato, è semmai al Padre scorretto e sgangherato di Carlo Cecchi, cui mi sono rivolto».
E se qualche critico togato, o qualche spettatore tradizionalista, non gradisse?
«Già successo, ad una replica a Catania un noto regista (non dirò chi) se n'è andato via a metà spettacolo. Questo non è più Pirandello! ha esclamato. Si accomodi, gli avrei risposto se fossi stato lì. Sa invece cosa mi confessavano gli spettatori che sono rimasti, venendo poi a trovarmi in camerino? Ho pianto! Incredibile: è la prima volta che Pirandello mi fa piangere!».
Qualcuno però l'accusa di aver anche manomesso il testo; di aver travisato le intenzioni stesse dell'autore.
«Allestire i Sei personaggi, come qualsiasi altro classico, del resto, non significa aggirarsi in un museo. Ma cogliere i meccanismi della comunicazione contemporanea. Penso al pubblico del 2018; penso ai giovani del 2018. Per questo, oltre a rivedere ambientazione e incipit del testo, ho ritoccato qualche battuta all'inizio. Ma forse quel che non mi perdonano davvero è l'aver ignorato quel cerebralismo fine a se stesso, detto pirandellismo, che tanto seduce gli intellettuali più agèe, ma che annoia mortalmente chi siede in platea. Pirandello può parlare ancora ai giovani. Purché si trovi il modo giusto per farlo».
Per questo ha trasformato gli attori (volutamente) ammuffiti dell'originale in baldi giovanotti e ragazzotte?
«Per questo. E per dare un segnale positivo e costruttivo: lo Stabile di Catania è sommerso dai debiti. Ci voleva un allestimento agile, economico (questo è costato un terzo di quelli abituali) e che desse voce alle forze giovani della città, ai molti attori ancora sconosciuti ma pieni di talento che Catania offre. Risultato: una ininterrotta serie di tutto esaurito».
Sa cosa obbietta chi critica questi adattamenti? Il regista non ama l'autore. E pensa di saperne più di lui.
«Io adoro Pirandello. Sono siciliano anch'io. E dopo averne interpretato e diretto Così è (se vi pare), L'uomo dal fiore in bocca e La carriola, penso di averlo anche capito. Spero anzi di realizzare presto Questa sera si recita a soggetto, e accentuandone proprio la coloritura siciliana.
E' una commedia poco rappresentata con la scusa che ha troppi personaggi; ma in realtà proprio perché si distacca dall'idea ingrigita e pensosa che generalmente si ha dell'autore. Lui la scrisse per divertire. Non per annoiare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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