Un lottatore controcorrente

Conduce una campagna che è politico-culturale

Un lottatore controcorrente

Mentre il panorama culturale italiano è dominato da un conformismo dilagante e la figura dell'intellettuale è ridotta a dibattere sull'importanza di utilizzare la schwa negli articoli per promuovere un linguaggio inclusivo, oltralpe fioriscono iniziative di spessore e il dibattito culturale, anche in ambito conservatore, è più vivo che mai. L'avvicinarsi delle elezioni presidenziali del prossimo anno, influenza la discussione culturale dove Éric Zemmour è senza dubbio una delle voci più autorevoli. Saggista, giornalista e commentatore, proveniente da una famiglia ebraica di origine algerina, i suoi articoli sul quotidiano Le Figaro sono seguitissimi, così come i frequenti commenti televisivi in cui interviene sui temi di attualità. Autore di decine di libri, in Italia sono tradotti alcuni dei suoi testi più importanti come Il suicidio francese e L'uomo maschio. Da tempo si parla di una sua possibile discesa in campo per le presidenziali del 2022 ed è innegabile il rapporto con Marion Maréchal, non a caso entrambi sono intervenuti a fine 2019 alla Convention de la droite, un grande evento organizzato a Parigi per favorire l'unione delle destre francesi.

Un ruolo di primo piano nell'iniziativa è stato svolto da Erik Tegnér, giovane e intraprendente che ha di recente lanciato un nuovo media conservatore, Livre Noir, in cui sono intervistati alcune delle principali voci del panorama politico e culturale francese.

Zemmour ha scelto proprio questa piattaforma per rilasciare un'intervista che ha fatto molto discutere in Francia. Sebbene non abbia annunciato una sua candidatura alle presidenziali, non ha neanche escluso l'ipotesi e, come spiega Tegnér che non nasconde la finalità politica di Livre Noir «vogliamo diventare un mezzo di comunicazione essenziale durante le prossime elezioni»): «Zemmour è determinato, penso che si saranno sorprese alle presidenziali, inclusa una potenziale perdita di leadership da parte di Marine Le Pen nel campo della destra nazionale».

Ma l'intervista non è solo importante per il suo contenuto politico quanto per il risvolto culturale e umano da cui emerge un Zemmour inedito che ripercorre la propria vita a partire dall'infanzia e dalla storia della sua famiglia in Algeria. Una formazione culturale intrisa dai grandi classici francesi e dalla lettura dei libri di Jacques Bainville: «che ammiro moltissimo, in un suo celebre libro intitolato Les Conséquences politiques de la paix, aveva già nel 1920 annunciato ciò che sarebbe accaduto negli anni Trenta, tutto quello che ci avrebbe condotti alla guerra con Hitler, con la Germania e alla sconfitta finale. Mi dissi che non potevo non identificarmi in quest'uomo e dirmi anche io, con modestia, ciò che da venti anni ho annunciato e profetizzato, invano per il momento, affermando: ecco ciò che succederà».

Proprio dalla lettura dei classici e di Gramsci Zemmour ha maturato una nuova consapevolezza: «a lungo mi sono detto: sto facendo una battaglia ideologica, una battaglia gramsciana, perché la lotta culturale è già lotta politica e continuo a pensarla così.

Ma vedendo gli stati d'animo e i rimorsi di Jacques Bainville, non posso non pensare a me nelle identiche circostanze e sostenere: forse è necessario passare all'azione perché la previsione, la predizione, persino la profezia, non sono più sufficienti». Idee che diventano azioni, aspettiamoci presto grandi novità, l'intervista a Livre Noir è solo l'inizio.

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