Maggio fiorentino nel caos: i vertici si dimettono contro Nardella

Maggio fiorentino nel caos: i vertici si dimettono contro Nardella

Doppia dimissione ai vertici del Maggio Musicale Fiorentino: martedì se n'è andato il sovrintendente, Cristiano Chiarot. Ieri s'è dimesso il direttore Musicale, Fabio Luisi (nella foto) che punta l'indice contro decisioni che imprimono «una svolta politica alla gestione del Maggio, una svolta che necessariamente si rifletterà - e dei cui prodromi mi sono accorto da tempo - sulla programmazione artistica».

A scatenare la tempesta è stata la decisione del sindaco Dario Nardella, che come ogni primo cittadino è presidente del Cda del teatro, di nominare come suo delegato Salvatore Nastasi. Nastasi fu Commissario straordinario del teatro nel 2005 ed ex Direttore generale per gli spettacoli dal vivo (dal 2004 al 2015). Ma è lunga la serie di incarichi assunti di governo in governo, del cambiamento o della continuità, con apice in epoca Renzi quando fu nominato vicesegretario generale di Palazzo Chigi. Nell'era giallo-verde ha assunto la vicepresidenza della Siae. Ora eccolo atterrare a Firenze.

«Vado via sereno - ha detto Chiarot -, non mi sarebbe dispiaciuto rimanere ancora ma sono cambiate le cose. È giusto che Salvo Nastasi scelga il suo sovrintendente. Io ero il sovrintendete scelto da Nardella. Sicuramente non andrò in pensione». Chiarot si è detto poi «imbarazzato» per un comunicato in cui Palazzo Vecchio annunciava comunque di non poterlo confermare perché a dicembre raggiungerà l'età per la pensione. Insomma, doppio pasticcio.

Il mandato di Chiarot scade il 28 luglio, e fino a pochi giorni fa tutto lasciava supporre che sarebbe stato rinnovato. È l'uomo che ha riportato la Fenice di Venezia ai lussi di un tempo, e per questo venne chiamato in pronto soccorso a Firenze per rimettere in sesto un teatro da anni sull'orlo di una crisi di nervi. In due anni di mandato, era riuscito a far tornare positivo il patrimonio del teatro dopo la ricapitalizzazione da 5 milioni di Regione e Comune. Ora andava affrontato il nodo dei debiti pregressi, frutto di gestioni avventate.

Luisi andandosene ha dichiarato che «ciò che è accaduto in questi giorni non può essere derubricato in ordinaria

amministrazione per cui, dopo un'attenta riflessione di qualche giorno, necessaria per evitare risposte emotive, sono giunto alla decisione di dimettermi, decisione presa considerando il bene della Fondazione come interesse primario».

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