Paolo Scotti
da Roma
Una botta al cuore? Non esageriamo. Va bene: Domenica In è il più importante dei contenitori Rai, e Mara Venier la più amata delle sue conduttrici. Ma che il ritorno della bionda signora alla guida dello storico programma (dal prossimo 23 settembre) abbia provocato alla suddetta addirittura uno scompenso cardiaco come è stato scritto- è cosa che fa ridere, per prima, proprio l'interessata. «Nei giorni in cui ci fu l'indiscrezione che sarei tornata a Domenica In, andai in ospedale per alcuni esami cardiaci spiega lei- Qualcuno deve avermi notata, e subito fatto due più due. Ma in realtà sto benone, ringraziando Dio».
Ma sbaglio o alla fine dell'edizione 2014 lei disse che quello era «il momento di andare in pensione»?
«In realtà questo lo disse qualcuno della Rai, e con intenzioni poco lusinghiere, ad una persona che mi è vicina. E siccome non avrei mai permesso che lo ripetesse anche a me, magari pubblicamente, allora preferii batterlo sul tempo, e dirlo io. Ma se quel signore mi riteneva troppo vecchia, io non l'ho mai veramente pensato. Tant'è vero che in tutto questo tempo sono stata molto cercata, molto corteggiata».
Tuttavia questi quattro anni di esilio non devono essere stati per lei facilissimi...
«Devo tanta gratitudine a Maria De Filippi, la vera, unica signora della tv. È stata lei a rimettermi in pista con Tú sí que vales. Ho potuto essere me stessa al cento per cento; ho perfino guadagnato un pubblico, quello giovane, che non avevo. Dopo la proposta di Domenica In la prima telefonata l'ho fatta proprio a Maria. Vai mi ha spronata- non perdere l'occasione!. Mio marito invece non era affatto d'accordo. Teme per l'impegno fisico. Ti rovini la vita, m'ha detto. Avrebbe preferito che facessi ancora l'opinionista, in un reality molto divertente che mi aveva offerto Discovery. Quale? Non lo dico, se no me lo fregano».
E ora il gran ritorno. Una rivalsa sulle malelingue? O piuttosto una vittoria sugli anni che passano?
«Questa Domenica In è il mio riscatto, la mia rivincita. Il direttore generale Orfeo e quello di Raiuno Teodoli m'hanno detto: il tuo sarà un esempio per le donne della tua età. Altro che vecchia! In America i personaggi amati più vanno avanti negli anni più sono amati. Da noi passi gli anta e sei da buttare. Eh, no! Finché avrò l'affetto del pubblico io farò tv. Perché quello nessun direttore di rete può togliertelo».
Non ha paura neppure del temibile confronto con la trionfante Barbara D'Urso, sua diretta concorrente?
«Non sarà una sfida contro la mia amica Barbara. Anche perché spuntarla su di lei sarebbe praticamente impossibile. È troppo forte. Io farò del mio meglio perché il programma riesca al meglio. È il mio compito».
Se non con la D'Urso la sfida potrebbe essere con la sé stessa degli ultimi vent'anni.
«Io credo d'essere oggi una Mara migliore, da tutti i punti di vista. Ho una maturità diversa, una maggiore confidenza col pubblico, mentre i timori, i dubbi d'una volta sono spariti. Qualcuno ha scritto che il rinnovamento di Mara è che non si è mai rinnovata. Per questo piace. È vero. Non ho mai cambiato atteggiamento, né look; nemmeno colore dei capelli. Sono sempre stata diretta. Se devo dire una cosa la dico. Il pubblico sa cosa aspettarsi da me. Posso dare solo più di quanto abbia dato finora».
Ma nel frattempo anche l'intrattenimento televisivo è cambiato. È diventato più volgare, perfino trash.
«Io non giudico. I giudizi è il pubblico, che deve darli. Senza contare che incidenti di percorso possono capitare a tutti... Proprio io, e proprio a Domenica In, incappai nel tumultuoso litigio Adriano Pappalardo - Antonio Zequila. Una cosa che mi scappò di mano. E la pagai in prima persona, duramente: sospesa dai programmi Rai per tre anni. Anche se, confronto a ciò che si vede oggi in tv... Beh: lasciamo perdere.
È presto per i dettagli, ma può anticiparci qualcosa della sua nuova Domenica In?
«A condurre sarò solo io. Non ci sarà nessuno, accanto a me, e nemmeno un cast fisso. Ogni domenica ospiti differenti.
Si è parlato di un pizzico di vintage; e in effetti recupereremo il gioco del cartellone, che si ispirerà, in una versione riveduta, al mitico Cruciverbone inventato da Gianni Boncompagni: io che gioco col pubblico che telefona da casa. Il tutto con molta allegria. E qualche spunto di riflessione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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