Dopo un lungo silenzio seguito allo scandalo agli Oscar quando Will Smith colpì con uno schiaffo Chris Rock, dopo le polemiche, i pentimenti, le scuse (mai rivolte alla vittima), dopo persino un viaggio spirituale in India, l'ex principe di Bel Air torna protagonista di un film: Emancipation, diretto da Antoine Fuqua, che è stato girato prima dei fatti dello scorso aprile e che arriverà su Apple tv il 2 dicembre.
In occasione di uno screening a Washington l'attore, per la prima volta dalla notte degli Oscar ha parlato in pubblico. Nessun accenno a quei fatti ma una spiegazione sulla sua partecipazione al progetto, che racconta di un uomo che riesce a fuggire dalla piantagione che lo annovera fra i suoi schiavi e nella quale ha rischiato più volte di essere ucciso: «Io durante tutta la mia carriera non ho mai voluto fare film che trattassero il tema della schiavitù. Non ho mai voluto mostrare noi neri come schiavi ha detto l'attore . Ma poi è arrivato questo film e ho deciso di farlo perché questo non è un racconto della schiavitù. È un film sulla libertà, sulla resilienza. È un film sul cuore di un uomo, sulla sua fede».
Emancipation racconta la storia di Peter, un fuggitivo che attraverso le paludi della Louisiana fa di tutto per non finire nuovamente nelle mani dei padroni della piantagione della quale era schiavo e che hanno tutta l'intenzione di ucciderlo. Riuscirà a farcela e ad arruolarsi nell'esercito dell'Unione. Qui la sua schiena, deturpata dalle frustate inflitte dai suoi aguzzini, verrà fotografata da un corrispondente di guerra. La fotografia, «The Scourged Back», conosciuta anche come «Whipped Peter», pubblicata nel 1863 dal giornale The Independent, susciterà orrore e proteste, diventando uno dei simboli della lotta del movimento abolizionista durante la Guerra Civile. «È ha continuato Will Smith - anche la storia della prima fotografia che diventa virale. L'immagine di uno schiavo fustigato che fa il giro del mondo e suscita proteste. Questa storia è letteralmente esplosa nel mio cuore e ho deciso di volerla raccontare, di farla conoscere al pubblico».
Will Smith, che lo scorso marzo pochi minuti dopo quel famigerato schiaffo aveva vinto l'Oscar per il migliore attore protagonista, ora agli Oscar non potrà più andare per molto tempo. La Academy, che assegna le prestigiose statuette aveva considerato la revoca del premio, ma poi ha optato per il Daspo. Will Smith ha conservato la statua guadagnata con la performance in King Richard, ma per i prossimi dieci anni non potrà partecipare a nessuno degli eventi organizzati dall'Academy, Oscar inclusi. Potrà però essere nominato e allora in molti, fra i tanti fan dell'attore, si chiedono se questa prova, per un ruolo così diverso da quelli interpretati in passato, sarà in grado di fargli ottenere la sua quarta nomination (in passato era stato candidato anche per Ali nel 2002 e La ricerca della felicità di Muccino, nel 2007), o addirittura la sua seconda vittoria.
Se è difficile pensare che dopo quell'episodio la sempre più politicamente corretta industria del cinema americano possa decidere di premiare l'attore senza tenere conto dell'uomo violento, meno difficile è ipotizzare che Will Smith potrebbe comunque ottenere una candidatura all'Oscar nella veste di produttore del film diretto da Fuqua. Le reazioni alla pellicola da parte della critica sono molto lusinghiere e anche il mondo politico ne è rimasto colpito. Proiettato nei giorni scorsi nel corso della Congressional Black Caucus Foundation's Legislative Conference, il film ha registrato le reazioni positive di molti esponenti politici di colore della capitale.
AppleTv, che lo proporrà nella sua piattaforma di streaming a partire da dicembre ha per lungo tempo considerato l'ipotesi di lasciare ancora nel cassetto il progetto
ma, visto il ricco cartellone del prossimo anno che comprende film come Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese e Napoleon di Ridley Scott, ha deciso che - schiaffo o no - non sarebbe stato saggio aspettare ancora.
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