Più notizie e più islam, alla nuova Raidue non va bene Magalli

Il direttore Freccero svela il palinsesto: "Tg2 si allunga, alla mattina meno talk leggeri"

Più notizie e più islam, alla nuova Raidue non va bene Magalli

La rivincita è un piatto che si serve freddo. E ha aspettato sedici lunghi anni, Carlo Freccero, prima di prendersela. Ma coi fiocchi. Così ieri, nuovamente alla guida di Rai2 dopo esserlo stato dal '96 al 2002 (quando ne fu allontanato), il neo-direttore ha mitragliato una serie di tellurici rinnovamenti che, oltre a terremotare gran parte dei palinsesti di rete, hanno parole sue - il sapore della «rivincita, di fronte alle nefandezze dei poteri che mi allontanarono. Prima Berlusconi, che mi fece fuori per 5 anni; poi il Pd che mi mandò sul satellite, a fare Rai 4. Una vergogna, col curriculum che avevo!». La novità-simbolo della sua riscossa sarà il ritorno di Daniele Luttazzi, il comico di Satyricon allontanato nel 2001 col cosiddetto «editto bulgaro»: «Fortuna che l'epoca dei Berlusconi e dei Renzi è finita. Perfino Celli, l'ex direttore con cui litigai, oggi apprezza Luttazzi. E se venisse il cardinal Bertone in persona a dire no, io lo prenderei lo stesso». Riferimento al porporato non casuale, visto che «la politica e una parte del Vaticano, come il cardinal Bertone, ha impedito che diventassi il direttore di Rai 1». E meno male che oggi dichiara d'andare d'accordo col presidente della Cei, cardinal Bassetti: «Difatti rinnovo il programma religioso Sulla via di Damasco, passandolo dal vescovo-conduttore D'Ercole alla giornalista Eva Crosetta». E promette di idearne uno nuovo sull'Islam, «visto che ce ne sono già sull'ebraismo e sul protestantesimo». Ma le novità vere sono ben altre. Innanzitutto un nuovo talk di approfondimento sulle notizie del giorno, venti minuti dopo il Tg2, al via al massimo entro gennaio, affidato ad una risorsa interna Rai; «Retequattro o La7 ce l'hanno e Rai2 no? Una lacuna vergognosa». Anche per questo il Tg2 dovrà lavorare sodo: dal 7 gennaio si allungherà di 10 minuti, le rubriche della fascia 13-14 andranno anche al sabato e alla domenica, e quelle delle 18-18,50 «diverranno un tutt'uno». Altre polemiche potrebbe sollevare L'ottavo blog, «rassegna settimanale delle notizie che tutti censurano, mentre sono segno dei tempi. Esempio? Quelle che annunciavano il trionfo di Trump e furono purgate». Ma soprattutto «concentreremo le nostre energie sulla fascia 19-24, fondamentale per una rete complementare a Rai 1, cui però cui urge conferire nuova identità». Il che, in parole povere, significa rischio sparizione di programmi assai popolari come I fatti vostri di Magalli e Detto fatto della Guaccero, «molto carini ma più da Rai 1: non appartengono all'identità di Rai2». Saranno rivoluzionati, ma tutto sommato sopravvivranno, Nemo, che sparirà per partorire Reality Sciò, sempre con Enrico Lucci («affettuoso e crudele ritratto dell'Italia dei selfie, il narcisismo dei poveri») e un titolo da definire, con Alessandro Sortino («espressione del cattolicesimo carismatico e popolare di Papa Francesco»); mentre Night Tabloid («titolo demenziale») sul rapporto fra economia e politica, conserverà la conduttrice Annalisa Bruchi ma diventerà Povera patria (dalla canzone di Battiato).

Destino incerto perfino per Simona Ventura, il cui The Voice pareva cosa fatta e che invece presenterebbe problemi logistici: «Non c'è uno studio per lei. A Milano è disponibile solo da metà marzo, e prenderlo esterno costerebbe troppo». Ma non un milione, com'è stato scritto, ma 400mila euro. Dalla strage dovrebbe salvarsi Pechino Express, anche se è in forse Costantino Della Gherardesca, mentre Freccero eliminerebbe seduta stante i vari telefilm NCIS, «che detesto, perché non appartengono alla nostra identità», ma non può per motivi contrattuali, «e allora li compenserò con repliche di prodotti italiani, ma alti».

Fra i nuovi progetti, infine, spiccano tre omaggi: uno questo sabato ad Adriano Celentano, su filmati inediti; uno a Gianni Boncompagni con Renzo Arbore; uno a Bernardo Bertolucci. Quanto ai sospetti di voler fare una tv «sovranista», Freccero replica sdegnato: «Io faccio la tv d'oggi. E cioè una tv che esalti l'identità nazionale. Punto e basta».

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