La poesia di Dante diventa un'opera

Al Ravenna Festival, oggi, va in scena la luce, e un'onda di suoni paradisiaci. È attesa la video opera L'amor che move il sole e l'altre stelle su versi di Dante Alighieri, musiche di Adriano Guarnieri e regia di Cristina Mazzavillani, il visual design è Ezio Antonelli. Una prima mondiale, seguita, l'domani, da un'altra opera prima e sempre in omaggio a Dante, questa volta le musiche sono di Nicola Piovani.

Cristina Muti promette un viaggio emozionale sulle orme di Dante. Le cui ossa - dice la fondatrice e direttrice del festival - «sono qui a Ravenna, e ce le teniamo ben strette». L'amor che move è da cogliere al volo, non ha repliche e verrà riproposta solo nel 2016 a Spoleto, nella città con cui il Festival ha deciso di coprodurre: «per affinità di strategie, siamo entrambi festival multidisciplinari, e per abbattere i costi», chiarisce, pragmatica, la Muti. Che è particolarmente adrenalinica alle soglie del debutto di questa creatura. L'opera non ha personaggi se non la poesia di Dante, attinge a frammenti dal Paradiso. Non narra alcunché: è una cascata di emozioni e suggestioni evocate da tre voci soliste, un quintetto vocale, un coro, un ensemble strumentale, sette trombe e live electronics. Il coro rappresenta le anime, «il vero pulviscolo dell'infinito e molteplice universo. E insieme alle sette trombe - che squillano allelujatiche e tripudianti - simulano fisicamente e spazialmente il moto circolare e l'armonia delle sfere della Commedia », spiega il compositore che ha predisposto 14 sequenze musicali.

L'opera si rifà a un testo medioevale, pietra miliare della letteratura italiana, ma viene tradotta (anche) con i mezzi dell'alta tecnologia anzitutto per rendere la spazializzazione del suono. «Si toccano altitudini, balena anche Cristo», anticipa la Muti. Timore delle altezze? «Basta immergersi in questo flusso di suoni e visioni, anche chi non conosce la Divina Commedia può godere di tutto questo. Anzi: si viene rapiti. È un andare al di là».

Visioni digitali ed effetti particolari grazie alla seta tempesta. Prima dell'opera, che dura un'ora e 15 minuti, Gabriele Lavia legge l'ultimo Canto del Paradiso. Il sipario aprirà proprio sull'endecasillabo di congedo. Quello che intitola l'opera.

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