Ma quale rock duro: i Muse sfornano un altro cd piacione

Dopo l'inno olimpico Survival e il singolo Unsustainable, da oggi si può sentire Madness

Ma quale rock duro: i Muse sfornano un altro cd piacione

Altro che rock apocalittico come qualcuno ha scritto. Quello dei Muse è piacionismo scientifico, condito con una fantastica sensibilità per il marketing. Oggi ascolteremo Madness, il nuovo singolo. Dopo l'inno olimpico Survival e il singolo successivo Unsustainable siamo al terzo brano che anticipa The 2nd Law, in pubblicazione il primo ottobre, dopo il rinvio annunciato sul sito della band. La strategia dei piccoli assaggi, comunque, funziona benissimo, dato che di riffa o di raffa del gruppo di Matt Bellamy e soci si parla da più di un mese. E il piatto forte sarà la tournée: le date italiane sono previste il 16 novembre a Bologna (Arena Unipol) e il 17 novembre a Pesaro (Adriatic Arena): il live è da sempre la dimensione più rock e spettacolare del gruppo inglese.

Il resto, come dicevamo, lo fa la capacità diabolica dei Muse di essere sempre, comunque, dovunque, piacioni. Discendenti del progressive con influenze classiche, hanno un talento insuperabile per sfornare gradevoli lecca lecca neoclassici per lo spirito del tempo. Si pensi al loro singolo tormentone di qualche anno fa: Time is running out. Suonato con una chitarra acustica sarebbe da iperglicemia, ma con le distorsioni di Bellamy diventa una gemma di romanticismo pop-rock.

L'officina Muse, oltre a sfornare hit, ha anche la capacità di non prendersi troppo sul serio. Le chitarre superelettroniche con cui Bellamy controlla anche il suono dei sintetizzatori (è una necessità, dato che sul palco sono solo in tre) non evocano le diavolerie di Jimmy Page con il Theremin, non concorrono all'immagine di artista-stregone. Sono solo attrezzi allegri per fare pop e kitsch. E se viene il momento di scrivere una canzone per le olimpiadi, i Muse se ne escono con un Survival, cioè riprendono da bravi allievi le atmosfere di We are the champion dei Queen. Più piacioni di così non si può. Anzi sì: il successivo Unsustainable riprende le atmosfere dubstep e grattacervelli di Skrillex, con una batteria sparata a duemila che cattura subito l'attenzione.

E anche le critiche dei vecchi fan del gruppo: gli innamorati di Absolution (2003), Origin of Symmetry (2001) e Showbitz (1999) non hanno digerito l'incursione dei Muse nell'atmosfera discotecara, e in rete ne è nata una specie di mezza rivolta. Insomma, alla favola dei Muse innovatori rock di stampo neoclassico con tendenze apocalittiche non crede più nessuno, probabilmente nemmeno loro.

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