Quando Arthur Miller incontra Ibsen

Dal primo dopoguerra non si è mai sufficientemente indagato il rapporto che lega i più famosi drammaturghi americani al mondo di Ibsen. A cominciare da O'Neil scendendo fino a Miller, Tennesee Williams e Lilliam Hellman. Soprattutto ciò è evidente nel caso di Miller il quale, oltre a un adattamento dell'ibseniano Un nemico del popolo, rivela un'ascendenza fondamentale col maestro scandinavo in uno dei suoi drammi più riusciti intitolato Il prezzo. Presentato anni fa da Raf Vallone, oggi viene riallestito in un'edizione per molti versi esemplare che porta la firma di Massimo Popolizio, qui impegnato anche come attore. Ci troviamo alle prese con un nodo di vipere famigliare dove il protagonista, un Umberto Orsini semplicemente prodigioso, condivide il meritato trionfo con Popolizio il quale, dopo essersi adoperato per anni al capezzale del padre infermo, apprende di essersi sacrificato invano, dato che il caro estinto possedeva più denaro di quanto dichiarasse. Se questo intreccio può sembrare banale, testo e spettacolo sono superbamente uniti in un magnifico rapporto di causa ed effetto che ci comunica, nella caduta dei sentimenti, il freddo livore di una conclusione tragica.

Cui, attoniti, partecipano gli altri due estensori del macabro gioco: l'inquietante Elia Schilton e Alvia Reale che dà vita con agghiacciante isteria al ritratto di una casalinga frustrata. In una bella regia dove il risentimento si tinge di amarezza. Successo strepitoso.IL PREZZO - Bergamo, Teatro Donizetti. Fino al 28 febbraio.

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