Quegli "equilibristi" stanno in piedi sul bordo della crisi

Mastandrea e la Bobulova nella commedia dolceamara che narra la discesa agli inferi di una famiglia moderna

Quegli "equilibristi" stanno in piedi sul bordo della crisi

Venezia «Il divorzio è per i ricchi, non per gente come noi», è la battuta chiave de Gli equilibristi di Ivano De Matteo, in concorso nella sezione Orizzonti e in uscita nelle sale il 14 settembre. S'è tanto parlato di una Mostra del cinema in tempo di crisi e il nuovo film del regista quarantenne romano, con un passato da documentarista, prende di petto un tema abbastanza inedito nel nostro cinema contemporaneo, tutto concentrato sulle risate più spensierate. Riuscendo a calibrare i toni da commedia con quelli drammatici per raccontare la discesa agli inferi del protagonista Giulio interpretato da un perfetto Valerio Mastandrea, definito dal regista «una maschera da clown capace di far sorridere nella tragedia». Un quarantenne che, in seguito alla separazione dalla moglie (Barbora Bobulova), si trova a non poter più fare fronte alle spese nonostante i mille e cento euro del posto fisso da dipendente comunale. Il mutuo da pagare, i soldi per il mantenimento della famiglia, le improvvise spese dentistiche per il figlio. Ma Giulio non si perde d'animo e inizia a lavorare anche di notte ai mercati generali oltre a dormire in auto. Da qui la dignità cede il passo all'abbrutimento più totale che mina completamente il suo equilibrio psicofisico.
Il regista, che ha scritto la sceneggiatura con la moglie Valentina Ferlan, snocciola qualche cifra per inquadrare meglio il problema: «Dai dati Istat l'11 per cento degli italiani è sotto la soglia di povertà che per un single è di 1.100 euro e per una coppia di 1.700». In effetti i reportage negli ultimi anni ci hanno parlato spesso di questa fascia di popolazione che si trova, spesso all'improvviso, nell'indigenza. Poi magari ci si risolleva ma intanto... Sono quelli che vengono definiti, appunto, «equilibristi». Che arrivano sì e no alla fine del mese. Che spesso si devono rivolgere alle mense dei poveri come quella della Comunità di Sant'Egidio mostrata nel film in uno dei momenti più intensi, con i volti eterogenei a far immaginare le storie infinite di quella sfortunata popolazione.
Ma sarebbe ingiusto limitare il film alla sola radiografia di un fenomeno sociale con cui dovremo sempre più fare i conti. Gli equilibristi racconta certo la crisi economica ma è anche il commovente ritratto di una famiglia di oggi: padre, madre, una figlia adolescente (Rosabell Laurenti Sellers, vista nella fortunata fiction Una grande famiglia) e un bambino più piccolo (Lupo De Matteo, lo stesso figlio del regista). Dove il marito ha una scappatella in ufficio, la moglie la scopre perché trova i messaggini compromettenti sul cellulare e un già difficile equilibrio familiare si sgretola. Siamo in una periferia romana abitata dal cosiddetto ceto medio che ormai tende verso il basso e che ha preso il posto dello storico proletariato. La descrizione di questo ambiente, anche quello del mondo degli immigrati novelli proletari, è particolarmente azzeccata, con alcune felici intuizioni narrative e stilistiche come nella migliore tradizione neorealista del nostro cinema. «Quando ho letto la sceneggiatura arrivata a metà e mi sono messa a piangere. Chi non ha vissuto momenti di crisi e di rottura come quelli raccontati nel film?», si domanda una biondissima Bobulova. Mentre Mastandrea, fedele al suo personaggio, ironizza: «Non ho figli ma comunque è molto più facile fare il padre al cinema».


Da «equilibristi» anche la parte economica del film che, oltre ai produttori Marco Poccioni, Marco Valsania, Fabio Conversi e al sostegno del Ministero per i beni culturali, vede insieme, in maniera inedita, Medusa a distribuire e Rai Cinema a produrre.

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