Quel film sugli immigrati che infrange tutte le leggi

Arriva il documentario in presa diretta sulla storia vera di un finto corteo nuziale studiato per far fuggire alcuni clandestini. Gli autori rischiano 15 anni di carcere

La "sposa" Tasneem Fared al Passo della morte, sulla frontiera italo-francese. Appena dietro, Abdallah Salam
La "sposa" Tasneem Fared al Passo della morte, sulla frontiera italo-francese. Appena dietro, Abdallah Salam

da Venezia

«Chi fermerebbe mai un corteo nuziale?». Detto fatto. Dall'Italia alla Svezia tra il 14 e il 18 novembre 2013 una quindicina di persone, tra italiani e soprattutto profughi palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, inscenano un finto matrimonio per varcare le frontiere da Milano, dove hanno acquistato l'abito da sposa nei negozi dei cinesi, fino a Stoccolma per ottenere l'asilo politico. Quello che fanno abitualmente i contrabbandieri prezzolati di esseri umani, l'hanno messo in scena con la mascherata del corteo nuziale il regista Antonio Augugliaro, lo scrittore e giornalista Gabriele del Grande e il poeta siriano-palestinese Khaled Soliman Al Nassiry nel film Io sto con la sposa che oggi verrà presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia nella sezione «Orizzonti». Per loro, in caso di denuncia, c'è il rischio d'una condanna fino a 15 anni di carcere per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina mentre tutta l'operazione è invece - scrivono gli autori - «un atto di disobbedienza civile, un'azione politica». «Siamo stanchi di dividere gli esseri umani in legali e illegali. E siamo stanchi di contare i morti in mare. Non sono vittime della burrasca, ma di leggi europee alle quali è arrivato il momento di disobbedire per riaffermare il principio della libertà di circolazione», ha dichiarato Gabriele Del Grande. «Perché - aggiunge Khaled Soliman Al Nassiry - quando vedi arrivare gente del tuo paese e sai che stanno scappando da una guerra, senti che stai facendo una cosa giusta. Aiutare anche una sola persona ad uscire da quel mare di sangue, ti fa sentire dalla parte del giusto».

Nel film si ascoltano i racconti strazianti dei compagni dei viaggi di sventura che non ce l'hanno fatta. Storie drammatiche di uomini, donne e purtroppo bambini a cui la cronaca ci ha ormai assuefatto. Io sto con la sposa racconta di «altri» che siamo anche «noi». Gli italiani che 50 anni fa emigravano illegalmente in Francia. E infatti la prima tappa del viaggio è Ventimiglia con il vecchio sentiero utilizzato dai nostri connazionali senza passaporto. Un documento sognato dai migranti a cui vengono le lacrime agli occhi al solo immaginare di ottenerlo. «Abbiamo cercato uno sguardo nuovo - dice il regista Augugliaro - scevro da ogni vittimismo e commiserazione. Nel film, raccontiamo prima di tutto una storia che ha il gusto dell'avventura, la dimensione del sogno e la forma di una maschera».

Oggi al Lido, sulla spiaggia dell'hotel Excelsior i realizzatori e compagni di viaggio del film si impegneranno in un piccolo rito, scrivendo un pensiero per ricordare i tanti, troppi, morti in mare nel tentativo di fuggire ai conflitti in corso. I biglietti con i loro pensieri saranno raccolti in una bottiglia consegnata allo stesso mare con le sue onde di gioia e di dolore. Il film, dopo la presentazione veneziana, uscirà nelle sale distribuito da Cineama il 9 Ottobre 2014. Un vero successo per un'operazione nata in rete la scorsa primavera quando è stata lanciata una campagna di «crowdfunding» da record. In 60 giorni sono stati raccolti 100mila euro donati da 2.617 persone.

Tanto che Io sto con la sposa è tra i pochi film a Venezia non finanziato dal Ministero dei beni culturali: «Siamo usciti dalla gabbia sempre più stretta del finanziamento e della programmazione tv - dice il produttore associato Marco Visalberghi - creando un rapporto diretto con una comunità di finanziatori dal basso e finendo per imporre il film all'attenzione del mondo e delle tv».

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