Sanremo diventa caso politico. Di Maio: "Colpa di giornalisti e radical chic"

Dal palco dell'Ariston, la querelle sanremese della vittoria di Mahmood arriva tra i banchi della politica

Sanremo diventa caso politico. Di Maio: "Colpa di giornalisti e radical chic"

“Ringrazio Sanremo perché quest'anno ha fatto conoscere a milioni di italiani la distanza abissale che c'è tra popolo ed élite. Tra le sensibilità dei cittadini comuni e quelle dei radical chic. Per l’anno prossimo, magari, il vincitore si potrebbe far scegliere solo col televoto, visto che agli italiani costa 51 centesimi facciamolo contare!”.

Queste le parole del vice premier Luigi Di Maio, riguardo la polemiche sulla vittoria di Mahmood rispetto ad Ultimo, per l’enorme differenza di preferenze tra il volere popolare e il ribaltone messo in atto dalla giuria d’onore e dalla sala stampa, che ha trasformando la discussione in un caso politico.

Anche il direttore Artistico Claudio Baglioni durante la conferenza stampa conclusiva del Festival, era tornato sull'argomento di questa incresciosa vicenda, ripresa anche oggi a Domenica in, dove non solo Ultimo non si è presentato a cantare, ma anche molti altri protagonisti del Festival per dimostrare la loro indignazione anche per il quarto posto di Loredana Bertè giudicato vergognoso.

Baglioni ha detto che indipendentemente dal fatto che ci sia lui o meno il meccanismo di voto va comunque rivisto: “O l’esito della gara diventa di nuovo deciso da giurie ristrette di addetti ai lavori, o questa mescolanza rischia di essere discutibile. Se il Festival deve essere una manifestazione popolare, potrebbe anche essere gestita solo dal televoto”.

Almeno in questo è quindi d’accordo sia con il vicepremier Salvini che con Di Maio. E se vi state chiedendo per chi avrebbe votato quest’ultimo ve lo diciamo subito: “Il mio vincitore è Cristicchi”, ha confessato il grillino.

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