Ha un che di straziante l'addio al set di Daniel Day Lewis, l'unico ad aver vinto tre Oscar come migliore attore: «Prima di iniziare a girare - ha detto in un'intervista a W Magazine - non sapevo che avrei smesso di fare film. Con il regista abbiamo riso molto prima delle riprese e poi entrambi abbiamo smesso, sopraffatti da un senso di tristezza». Così il suo ultimo bellissimo film, in uscita domani, Il filo nascosto del regista Paul Thomas Anderson che l'aveva già diretto dieci anni fa in Il petroliere (uno dei suoi tre Oscar insieme a Il mio piede sinistro di Jim Sheridan e Lincoln di Steven Spielberg), sembra essere l'ultimo in tutti i sensi. Variety l'aveva anticipato già lo scorso giugno con una dichiarazione dell'agente: «Daniel Day-Lewis non lavorerà più come attore. È immensamente grato al suo pubblico e a tutti quelli che hanno lavorato con lui nel corso degli anni. Si tratta di una decisione privata e né lui né i suoi rappresentanti rilasceranno altre dichiarazioni in merito».
Chi avrà la fortuna di vederlo recitare anche nella versione originale, potrà apprezzare la maniacale interpretazione del sarto Mr. Woodcock così precisa e spigolosa dal punto di vista del linguaggio del corpo, così afasica, trattenuta, tutta interiorizzata, da quello della voce. Una sorta di testamento artistico. Per la verità Daniel Day Lewis si era già ritirato alla fine degli anni Novanta quando andò a fare il calzolaio a Firenze. Poi, per fortuna, Martin Scorsese lo convinse a tornare a recitare per Gangs of New York.
Ma l'annuncio dell'addio di uno dei più grandi interpreti contemporanei non è certo la voce di uno che grida nel deserto. Chissà perché ma sono tantissimi gli attori e anche i registi che giurano di smettere quando vogliono. Anche se poi non vogliono. Non è il «mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?» di morettiana memoria quanto è, forse, il desiderio di farla finita con un mestiere, cosa che accomuna gli artisti a qualsiasi lavoratore e li rende molto più umani. Così per uno come Carlo Verdone che sinceramente confessava dieci anni fa di «voler smettere di fare l'attore» perché avrebbe voluto dedicarsi solo alla regia (ma poi la sua popolarità l'ha avuta ancora una volta vinta), ce n'è un altro come Paolo Sorrentino che gioca con l'intervistatore: «Ho in mente di fare altri quattro film, poi toglierò il disturbo. Ma non sono attendibile perché il quarto mi è venuto in mente due giorni fa: prima erano tre!».
«Smetto di fare film», gridava nel 2005 Gerard Depardieu: «Non perché sia sazio ma non ho niente da perdere. Ho fatto 170 film e non devo dimostrare più niente». Bene, sapete quanti film ha interpretato nel frattempo l'attore più bulimico di tutti i tempi? Più di 70, roba da non crederci.
Chissà, forse si tratta di dichiarazioni superstiziose come quelle degli annunci delle morti date per sbaglio che allungano la vita.
Così Quentin Tarantino ha avvisato che, dopo The Hateful Eight, il suo ottavo lavoro, dirà addio alla regia: «Arrivo al film numero 10 e lascio» perché, teorizza, «bisogna ritirarsi quando è il momento non quando gli altri ti implorano di farlo perché non sei più rilevante». Un po' come, ma all'opposto, Jessica Alba: «Fra dieci anni smetto di recitare e divento regista». Mentre George Clooney fa una considerazione sensata e getta nello sconforto i fan: «Quando invecchi sullo schermo, arrivi ad un punto in cui capisci che non puoi trascorrere la tua intera vita davanti alla telecamera. Credo che nessuno voglia davvero veder recitare una persona molto anziana». Staremo a vedere.
Intanto Hayao Miyazaki, il maestro del cinema d'animazione giapponese, è tornato a lavorare a un nuovo lungometraggio dopo che aveva fatto leggere l'annuncio del suo addio ufficiale durante la conferenza stampa del suo ultimo film, The Wind Rise, proprio alla Mostra di Venezia. Correva il 2013, anno difficile anche per Steven Soderbergh che dichiarò di voler mollare tutto. Anche lui, per nostra fortuna, ha proseguito a girare film che, in nemmeno un lustro, sono stati 4 (tra cui lo strepitoso Logan Lucky in uscita il 5 aprile), accompagnati addirittura da due serie tv.
Il destino, che è cinico e baro, vede invece uno come Woody Allen, che avrebbe voluto continuare a girare un film l'anno, rimanere bloccato dalle vecchie accuse mai provate
di molestie al figlio. Il suo film più recente, A Rainy Day in New York, forse non uscirà mai. Così La ruota delle meraviglie, con quel titolo beffardo, rimarrà probabilmente l'ultimo film. E poi dici l'ironia della sorte.
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