Uno sgargiante «Notre Dame de Paris»

Una delle più grandi intuizioni di Victor Hugo fu la concezione di trasformare l'antica fiaba La Bella e la Bestia nella nera tragedia di una cattedrale, esempio massimo dell'arte di Parigi e del potere assoluto del clero, in un cupo esempio di alta letteratura dove non c'è scampo né per i vinti né per i vincitori. Nacque così l'epopea di Notre Dame de Paris. Dove la bella zingara Esmeralda si scontra col suo doppio negativo. Ovvero il campanaro Quasimodo, mostruoso e semibalbuziente, che concepisce per lei un amore tutto rispettosa devozione. Naturalmente dentro la cornice invalicabile della casa di Dio dove la legge del potere non può penetrare. Fino all'inevitabile conclusione drammatica che separerà per sempre i due amanti virtuali. Nel frattempo dell'opera s'è appropriato Riccardo Cocciante che ne ha tratto un musical colorato e sgargiante. Accentuando ancor più che sulla pagina il contrasto tra l'essere e l'apparire. Senza insistere più di tanto sulla perversione della natura. In questo modo, paradossale ma intelligente, la strana attrazione tra i due protagonisti, la forza icastica di Joe Di Tonno e il seducente fascino di Lola Ponce ne escono magnificamente ingigantiti.

Tanto da divenire emblematici di un amore senza speranza quasi fossero la versione tragica dei due amanti più famosi della storia del teatro. Ovvero Romeo e Giulietta. Un'intuizione che ora messa a punto con straordinario vigore conferma il valore di uno spettacolo da vedere e rivedere. NOTRE DAME DE PARIS - Milano, Teatro Linear Ciak.

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