Dal nostro inviato a Londra
Harry Potter, l'eroe, non è più l'Eroe. Dove è finito quel ragazzino coraggioso, che aveva addirittura creato una armata per combattere il Signore Oscuro? Scomparso il nemico, diciannove anni dopo la battaglia di Hogwarts in cui Voldemort è morto e Harry Potter è resuscitato e ha trionfato, quella vittoria è lontana. Il nuovo Harry, quello sul palcoscenico del Palace Theatre di Londra, è un altro. Non soltanto perché ha, in effetti, un volto nuovo, almeno rispetto al cinema: a interpretarlo non c'è Daniel Radcliffe bensì Jamie Parker, che però grazie al trucco rispetta pienamente l'immagine del maghetto. È cresciuto: ha 37 anni, una moglie (Ginny Weasley, sorellina dell'amico Ron), tre figli. È il secondo, Albus Severus, a dargli filo da torcere, quasi quanto le pile di carta che accumula sulla scrivania, nel suo ufficio al Ministero della Magia. La sua amica Hermione (Noma Dumezweni, che delle tante polemiche suscitate dal colore della sua pelle ha detto: "Avete scelto di usare la parola nera. Sono solo una attrice che interpreta Hermione"; in ogni caso, è la strega cresciuta che il pubblico si aspetta: comandina, intransigente, brillante) è sposata con Ron ed è il Ministro; lui, l'eroe, è un impiegato trafelato: si aggira con le mani in tasca, asciugandosi a volte la fronte per la fretta, come uno che non sa bene che pesci pigliare. Forse si è perso nella quotidianità dell'età adulta, nelle responsabilità immense e comuni della famiglia, nelle difficoltà insormontabili di essere un genitore non bravo, ma almeno accettabile, lui che è cresciuto da orfano. Anche se una delle massime dell'ottavo capitolo della saga è: il mestiere più difficile del mondo non è fare i genitori, è crescere. Magari con certi padri ingombranti, come capita al giovane Albus Severus. Per Harry, questo ragazzino è un mistero. Un litigio continuo. Uno stress che neanche tutte le scartoffie che Hermione gli rimprovera di non controllare mai.
Harry l'adulto non porta il mantello, e neppure indumenti strani: gira in completo da lavoro, con camicia e gilet, cravatta, pantalone a sigaretta. La bacchetta non si vede. Pare, diciamo, un babbano qualunque. Jamie Parker, che sapeva di avere "la responsabilità di essere sensibile alle aspettative collettive sulla storia, come per ogni ruolo che abbia un suo canone", è perfetto nella parte: non è colpa sua, se J.K. Rowling l'ha disegnato così. Jo, come la chiamano, non ha ucciso l'eroe, ma l'ha ridimensionato a un imbranato della vita. Uno normale, forse addirittura un po' sfigato. Uno che non puoi credere abbia sconfitto Voldemort. "Non ho cercato io tutto quello che è successo, sono stato costretto" grida al figlio. Più che essere orgoglioso del passato del "grande Harry Potter", è un quasi quarantenne seduto a spalle curve per il peso del senso di colpa: "Quanti sono morti, quanti devono ancora morire, per il bambino che è sopravvissuto?".
Eppure, la cicatrice è sempre lì. Il cuore è quello, dice la storia. Gli amici, Ron (Paul Thornley, che si definisce "rosso dentro", come tutti i Weasley) ed Hermione, il suo essere sempre pronto a "sacrificarsi per tutti, per il mondo", come gli dice la moglie Ginny; però senza sicurezze, senza più il suo mentore Silente. Addirittura, a un certo punto arriva a rivolgersi al ritratto del vecchio maestro (nel mondo di Hogwarts, i ritratti parlano e si muovono...): accolto da una ovazione, il mago dai capelli bianchi deve ricordargli che non è lui, a potergli dire come proteggere un figlio ("Lo chiedi a me?", ironizza). Peggio, perfino il rivale storico Draco Malfoy arriva a dargli consigli ragionevoli su come comportarsi con Albus.
Come se la cava alla fine, l'eroe senza E maiuscola? Mettendosi a nudo col figlio, l'erede che non accetta una patina di celebrità come genitore; confessando ad Albus di avere "paura di tutto", e specialmente "del buio e dei piccioni"; grazie a una moglie saggia e paziente, che gli spiega, come a un ragazzino, che lui è sempre stato un eroe diverso, "eroico nelle cose normali", nei gesti che nessuno pensa possano essere coraggiosi.
"La perfezione è oltre: l'umano, e la magia". Parola di Albus Silente. Harry Potter, the boy who lived, il bambino che è sopravvissuto, il salvatore del mondo contro il male, sta lì in completo da ufficio. Mani in tasca, attende il suo destino.
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