Stand monografici e performance: Arte Fiera riparte

L'ammiraglia delle mostre mercato tra moderno e contemporaneo in Italia, una struttura di per sé conservatrice e nazionalpopolare come Raiuno, tenta di darsi l'ennesima rinfrescata

Stand monografici e performance: Arte Fiera riparte

Fin dall'immagine coordinata, incentrata sugli sguardi ravvicinati di persone cui si aggiunge l'occhio di falco, uno che insomma dovrebbe vederci benissimo, Arte Fiera, l'ammiraglia delle mostre mercato tra moderno e contemporaneo in Italia, una struttura di per sé conservatrice e nazionalpopolare come Raiuno, tenta di darsi l'ennesima rinfrescata. Perché 42 anni sono davvero tanti, quando cominciò era un altro mondo, il contesto internazionale non si conosceva e le trattative rimanevano confinate all'arte di casa nostra. Impensabile oggi non essere informati su ciò che accade nel mondo, il numero delle fiere è aumentato a dismisura, i competitor italiani sono agguerriti - Artissima ha la nomea dell'avanguardia, Miart (che guarda caso piazza sempre la conferenza stampa nei giorni appena precedenti a Arte Fiera) cresce a vista d'occhio - eppure l'appuntamento bolognese che apre su invito domani per concludersi lunedì 5 febbraio, resta sempre il più atteso. Per un semplice fatto: sotto le Due Torri si vende, galleristi e operatori fanno mercato concreto e pragmatico e anche chi la snobba perché si sente più cool e risponde «no, io vado solo a Basilea, Miami e Londra», una capatina ce la fa sempre.

Dopo una prima edizione d'assestamento, la direttrice Angela Vettese ci mette ancora più del suo, bilanciando la tradizione con il necessario taglio curatoriale. La moda di affidare una fiera a un critico o ex direttore di museo è ormai radicata e non si tornerà indietro, nonostante spesso si sovrapponga al semplice meccanismo delle trattative il narcisismo di chi è abituato a fare mostre. Innanzitutto qui si tratta di vendere stand, da cui i numeri decisamente alti: 182 fra gallerie, editori, grafici e creativi. Novità dentro Arte Fiera e in città, a rinforzare quell'atmosfera festivaliera da somministrare a chi cerca intrattenimento colto. Per evitare l'effetto accrochage o mercatino, Vettese ha chiesto ai galleristi lo sforzo di concentrarsi su pochi nomi di qualità, spingendo dove possibile su stand monografici che dovrebbero dirci se dopo aver raschiato il fondo della pittura analitica e monocroma si potranno finalmente recuperare i decenni '80 e '90 che attendono una nuova lettura. Appena tre le gallerie emergenti nella sezione Nueva vista, più ricca quella dedicata alla fotografia; e poi talk, premi, convegni per gli amanti della chiacchiera. Chi avrà tempo per un giro nel centro di Bologna potrà imbattersi in installazioni e sculture da cercare sulla mappa: opere, tra gli altri, di Vito Acconci, Valerio Berruti, Luigi Mainolfi e Dennis Oppenheim. C'è anche una rassegna di film allestita al MAMbo, e poi performance e happening. Di tutto un po'.

Vivace, non entusiasmante, il programma dei musei.

Attesa per il nuovo corso di MAMbo - che punta sul classico con Chagall, Malevic, Kandinsky - e Villa delle Rose diretti dal giovane Lorenzo Balbi; incuriosisce la mostra dedicata al futuro presso la Fondazione Golinelli, curata da Cristiana Perrella, il concorso fotografico al Mast, gli ultimi giorni dei Surrealisti a Palazzo Albergati. Come di consueto, il sabato aprono le gallerie fino a tarda notte. Poi sarà tempo di bilanci, augurandoci la conferma dei segnali di ripresa nel nostro mercato.

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