da Cannes
Cannes si blinda. Mentre Chiara Ferragni si pavoneggia sulla passerella del Palais, tutti gli occhi sono puntati sui divi. Quentin Tarantino si presenta con la squadra quasi al completo. Ad accompagnarlo sono Margot Robbie, Leonardo Di Caprio e Brad Pitt, i tre protagonisti principali di C’era una volta a… Hollywood in uscita in Italia il 19 settembre e negli Stati Uniti il 26 luglio. La prima mondiale ha creato ingorghi e frenesie. La caccia a un posto in prima fila per il film o per vedere da vicino i divi di Hollywood ha contagiato tutti e si sono create code di quattro ore, bivacchi in strada con panini arraffati ovunque. Caccia a un selfie impossibile e a un autografo altrettanto improbabile. Sfiniti gli eletti che sono riusciti a entrare in sala per l’esordio planetario del film.
L’opera nove del regista italo-americano, che secondo i proclami di qualche anno fa non sarebbe mai dovuta nascere, segna l’abbraccio con il suo pubblico. Una marea italiana in cui si distingue qualche sommessa voce d’oltreoceano. C’era una volta a… Hollywood è cinema per il cinema. Invenzione. Finzione. Sogno. Nostalgia. Volti di ieri come Steve Mc Queen e un giovane Roman Polanski. Facce da criminali come Charles Manson e la sua “Famiglia” satanica. Miti che la cronaca ha consegnato al martirio come Sharon Tate. E naturalmente tante, tantissime citazioni con una larga fetta di Italia, molto cara a Tarantino. Così spuntano Sergio Corbucci e Antonio Margheriti oltre a quel segmento di spaghetti western attraverso Ringo del Nebraska nel quale si rifugia l’attore al tramonto Rick Dalton interpretato da Di Caprio.
La fine degli anni Sessanta rappresentata nel film è anche quella degli hippy e di costumi che si logorano e il cinema sente il riflusso di un’era anch’essa al tramonto e fa rima con il crepuscolo del protagonista e della sua controfigura Cliff Booth, con il volto di un convincente e frizzante Brad Pitt. Tarantino però non sarebbe Tarantino se non colpisse gli spettatori. Seguito come un’ombra dalla moglie Daniela Pick, cantante israeliana sposata a novembre, il regista piazza un colpo di scena che soltanto la proiezione svelerà ma contraddistingue lo stile del regista. Ne escono mondi che si mescolano, suggestioni che ritornano. Fantascientifiche fantasie. Climi da ranch californiano e segnali della Hollywood che avanza.
L’accenno a “Mrs Robinson” ricorda che Il laureato era sugli schermi da due anni rispetto all’ambientazione della trama di Tarantino e il cult di Mike Nichols allora era già il futuro. Televisione e cinema sembrano fondersi e intrecciarsi come non avevano mai fatto finora ma come faranno invece sempre più intensamente con lo scorrere del tempo. Ne esce un affresco molto ruspante che ricorda la stagione che fu e - se proprio occorre un paragone - si potrebbe azzardare che Tarantino batte i Coen. In confronto ad Ave Cesare che nel 2016 aveva guardato la Settima Arte dall’occhio dei due fratelli, C’era una volta a… Hollywood appare decisamente più brillante e colorito.
Intanto Cannes incassa l’arrivo di ex sportivi come uno smagritissimo Alain Prost, da ieri orfano del suo rivale degli anni
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