Philip Seymour Hoffman muore stroncato da overdose

Trovato ieri nel suo appartamento di New York con un ago nel braccio. Attore brillante, ha legato la sua interpretazione migliore al celebre scrittore

Philip Seymour Hoffman muore stroncato da overdose

Sgomento nel mondo del cinema: è stato trovato morto nel suo appartamento a New York l'attore Philip Seymour Hoffman. Brillantissimo interprete, aveva soltanto 46 anni. È deceduto a causa di un'overdose. Hoffman ha vinto l'Oscar nel 2006 per il ruolo di Truman Capote in "Truman Capote - A sangue freddo". Lascia la compagna Mimi O'Donnell e tre figli piccoli.

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Nell'ora della morte, e di una fine - forse per overdose - in qualche modo cercata, ecco che certe dichiarazioni assumono significati diversi e rivelatori: «Quando ho visto All MySons sono stato cambiato definitivamente da quella esperienza. È stato come un miracolo per me». Così raccontava Philip Seymour Hoffman al New York Times ricordando la pièce di Arthur Miller vista a dodici anni insieme alla madre che amava portarlo a teatro. Nel finale del dramma di Miller il protagonista Joe Keller, 60 anni, si suicida per mettere fine ai problemi che ha causato alla famiglia.

Philip Seymour Hoffman, che l'anno scorso aveva raccontato dei suoi abusi giovanili con le droghe e di un recente ritorno di fiamma con l'eroina che lo aveva portato in un centro di disintossicazione, lascia la compagna, la costumista Mimi ODonnell conosciuta nel 1999 in Arabia Saudita sul set dell'opera teatrale We'd All Be Kings da lui diretta, e tre figli, il più grande di undici anni Cooper Alexander e poi Tallulah e Willa. Mentre la sua splendida carriera si conclude drammaticamente a 46 anni dopo aver attraversato decine di film con interpretazioni formalmente non da protagonista ma che, per l'incisività e la bravura, nessuno può dimenticare. Appena però ha avuto l'occasione di avere ruoli da assoluto protagonista come in Truman Capote - A sangue freddo nei panni, perfetti e già leggendari, del grande scrittore statunitense viene immediatamente consacrato con l'Oscar come migliore attore. «Interpretare Capote - ha ricordato - mi ha preso un sacco di concentrazione. Ho preparato il ruolo per quattro mesi e mezzo. Ho letto e ascoltato la sua voce e guardato tutte le sue apparizioni televisive». Come interprete non protagonista ha ricevuto ben tre candidature, nel 2008 per La guerra di Charlie Wilson di Mike Nichols accanto a Tom Hanks e Julia Roberts, nel 2009 per Il dubbio di John Patrick Shanley in una delle sue più grandi interpretazioni recenti, quella del sacerdote Padre Brendan Flynn accusato dalla suora Aloysius Beauvier (ruolo affidato a un altro mostro sacro come Meryl Streep) di avere delle attenzioni particolari verso un chierichetto della parrocchia. Nel suo sguardo tutta l'ambiguità di un personaggio che dà il senso al titolo del film. L'ultima candidatura è stata per uno dei suoi ultimi film più importanti, The Master di Paul Thomas Anderson, in cui, ancora una volta con un'interpretazione quasi luciferina, porta sul grande schermo il ruolo di un carismatico capo spirituale parzialmente ispirato al personaggio di Ron Hubbard fondatore di Scientology.

Attore potente, dallo sguardo quasi ipnotico, dopo la commedia di esordio Triple bogey on a par five hole (1991) si è fatto notare nel ruolo del figlio di papà in Scent of a woman (1992). In un primo momento in realtà il giovane Hoffman - e non si direbbe per il fisico da falso grasso - era più interessato all'atletica leggera ma dopo un piccolo infortunio a 17 anni è stato accettato alla New York State Summer School of the Arts e ha poi continuato a studiare recitazione alla New York University.
Nel 1996 inizia la sua collaborazione con il regista Paul Thomas Anderson che lo trasformerà nel suo attore feticcio. Con lui ha girato il thriller Sydney (1996), poi Boogie nights (1997), Magnolia (1999) e Ubriaco d'amore (2002) fino al recente The Master che gli è valso la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 69a edizione della Mostra del cinema di Venezia. Grazie alla sua capacità di essere convincente in qualsiasi ruolo, Hoffman ha lavorato con una varietà di registi come Ethan e Joel Coen per Il grande Lebowski (1998), Happiness - Felicità di Todd Solondz, Il talento di Mr. Ripley (1999). L'anno seguente ha mostrato la sua versatilità anche come attore sul palcoscenico di Broadway nel revival di Sam Shepard True West accanto a John C. Reilly. Sia lui che Reilly ha ricevuto una nomination al Tony Award per il loro lavoro.
Recentemente è apparso in Hunger Games: La ragazza di fuoco, un blockbuster che gli ha attirato anche qualche critica per chi lo vedeva come il massimo interprete delle pellicole indipendenti. Ma, anche stavolta, la sua apparizione lascia un segno indelebile.

Lasciando sia i suoi fan che quelli della saga a bocca asciutta perché non si sa ora bene dove andrà a finire il suo personaggio Plutarch Heavensbee negli ultimi due capitoli della serie le cui riprese erano programmate proprio in queste settimane.

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