Zac Efron in "Gold" rischia la vita per la febbre dell'oro

Due uomini trovano nel deserto una pepita gigantesca. Che oscura i valori umani

Zac Efron in "Gold" rischia la vita per la febbre dell'oro

Los Angeles. Il belloccio di High School Musical, Zac Efron, è cresciuto, è diventato un attore vero. Ne sono convinti i critici americani dopo averlo visto in Gold, produzione originale del canale di streaming australiano Stan che arriverà in Italia, al cinema, il 30 giugno.

Gold, filmato nel deserto del sud australiano, è una storia di avidità e sopravvivenza ambientata in un luogo e un tempo futuri, sconosciuti e distopici. È diretto da Anthony Hayes che ne ha scritto il copione e che interpreta anche il compagno di avventura di Efron. In un ambiente desertico e desolato, alla Mad Max, si dipana l'esperienza di questi due uomini che trovano per caso una pepita d'oro di dimensioni tali da non riuscire a spostarla. Chi dei due sarà chiamato a restare, solo nel deserto, per fare la guardia al prezioso bottino? Chi andrà alla ricerca dell'escavatore con cui estrarre la fortuna? Rimarrà il personaggio interpretato da Zac Efron (i due non hanno un nome, sono identificati come man one e man two). Dovrà sopravvivere alla sete, alla fame, al sole cocente, ai cani selvatici, ai serpenti e a una donna, interpretata da Susie Porter, che inizierà a fare troppe domande. Intorno ci sono 360 gradi di niente, a parte un albero, ormai secco.

«Lo definisco un film esperienziale, con pochi dialoghi, un cast ridotto all'osso, pochissimi elementi raccolti in una storia di sopravvivenza», dice il regista, il quale spiega di essere arrivato a questa sceneggiatura minimalista dopo una delusione. «Due anni fa fui coinvolto in un progetto con un cast d'insieme molto importante. Proprio a causa delle difficoltà incontrate nel cercare di mettere insieme il cast, alla fine la produzione è stata accantonata. Ero così deluso che ricordo di aver immediatamente pensato che il mio prossimo progetto avrebbe avuto un cast ridotto all'osso e così ho iniziato a pensare alla storia che racconto in Gold, che è anche frutto della mia personale preoccupazione sul futuro dell'umanità, se continueremo a seguire il sentiero intrapreso, dell'avidità e dell'egoismo».

Il racconto si dipana sotto la forma di un thriller ansiogeno, ambiguo e snervante. «Un film economico - spiega il regista - non solo in termini di budget, ma anche per ciò che concerne la storia, i pochissimi personaggi che la popolano, e lo sviluppo degli accadimenti». Economico anche riguardo i rapporti umani. «È un mondo in cui il valore delle cose è ben al di sopra di quello delle connessioni fra esseri viventi. Un posto dove temo finiremo presto, se non impareremo finalmente a discernere ciò che per noi esseri umani ha davvero un valore da ciò che semplicemente luccica. Stiamo continuando a stuprare il nostro pianeta e le sue risorse e lo scenario che descriviamo nel film temo possa essere quello che ci aspetta nel futuro più o meno prossimo se non prendiamo provvedimenti, se non cambiamo filosofia e non impariamo a capire quali dovrebbero essere i veri valori di riferimento».

Agorafobia. È questa la sensazione più chiara che si prova vedendo Zac Efron in quel deserto infinito, arido e brutale. La prova d'attore dell'ex studente di High School Musical è fatta per sottrazione. «Zac Efron - continua Hayes - è un attore talentuoso che in questo film riesce a emergere proprio perché il suo aspetto esteriore è l'elemento di minor conto». Il suo bel faccino viene brutalizzato in sala trucco, ma quegli occhi, così azzurri, continuano a bucare lo schermo.

«C'era bisogno di un attore con abbastanza carisma da tenere in piedi e in tensione una storia così minima. Questo film è ingegnerizzato per dare allo spettatore il minor scenario possibile. Anche il fatto di non assegnare dei veri e propri nomi ai personaggi fa parte del racconto. Il contesto che descriviamo in Gold è privo di connessioni umane. Abbiamo creato un mondo in cui tutte le culture che conosciamo, l'occidentale, la russa, la cinese, si sono fuse in un unico universo dove le risorse sono limitate e ogni uomo è un'isola. Ogni essere combatte per la propria sopravvivenza. Facendolo non persegue alcun obiettivo comune, di miglioramento delle condizioni umane.

Ognuno cerca di ottenere il proprio tornaconto personale, cerca di arraffare l'ultima pepita d'oro esistente al mondo. È un percorso arido e avido. Se vi preoccupa e ricorda qualcosa, forse è il caso di fare un pensiero sulla strada che stiamo intraprendendo come esseri umani. io l'ho fatto e il risultato è questo film».

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