Addio al giornalista e scrittore Gianni Clerici, voce storica del tennis

Si è spento all'età di 91 anni. Fu protagonista di memorabili telecronache di tennis insieme a Rino Tommasi

Addio al giornalista e scrittore Gianni Clerici, voce storica del tennis

Lutto nel mondo del giornalismo: è morto Gianni Clerici, ex tennista, giornalista e scrittore italiano. Firma storica di Repubblica, era considerato uno dei maggiori esperti di tennis del mondo. Aveva 91 anni.

A darne notizia per primo, in un tweet, l’ex direttore di Repubblica Mario Calabresi. "Un gigante del giornalismo sportivo", scrive Calabresi. "Aveva eleganza, competenza e sapeva spiegare tutto. (Un giorno mi portò con lui a Wimbledon e mi insegnò che il vero spettacolo erano i picnic sull’erba con fragole e panna). Buon viaggio".

La carriera

Nato a Como nel 1930, aveva giocato a tennis, vincendo due titoli italiani juniores di doppio in coppia con Fausto Gardini e una coppa De Galea a Vichy nel 1950 e partecipando come singolarista a Wimbledon (1953) e Roland Garros (1954). Rivendicava con orgoglio il record di sei sconfitte e nessuna vittoria agli Internazionali di Roma.

Dopo aver collaborato dal 1951 al 1954 con La Gazzetta dello Sport, e nel 1954 con Sport Giallo e Il Mondo, nel 1956 passa al Giorno di Milano come editorialista e inviato, prestando i suoi commenti raffinati sul tennis anche alla tv. Nel 1988 inzia la collaborazione con l’Espresso e Repubblica. Per anni è stato anche la voce del tennis in televisione, commentando i principali tornei del circuito insieme a Rino Tommasi, con cui fu protagonista di memorabili telecronache. Ha firmato i grandi classici dedicati allo sport della racchetta: Il tennis facile (1972), 500 anni di tennis (1972, uscito poi in una nuova edizione nel 2007), la biografia Divina. Suzanne Lenglen, la più grande tennista del XX secolo (2002).

Ma è autore anche di testi narrativi (la trilogia I gesti bianchi, 1995; la raccolta di racconti Una notte con la Gioconda, 2008; i romanzi Australia felix, 2012, e 2084. La dittatura delle donne, 2020), di raccolte poetiche (Postumo in vita, 2005; Il suono del colore, 2011) e saggi storici (Mussolini. L'ultima notte, 2007). Nel 2010 Veronica Lavenia e Piero Pardini hanno pubblicato la sua biografia, dal titolo Il cantastorie instancabile. Gianni Clerici lo scrittore, il poeta il giornalista. Nel 2006 Clerici è stato inserito nella International Tennis Hall of Fame, secondo italiano presente dopo Nicola Pietrangeli.

Lo stile e le telecronache

Italo Calvino lo definì "uno scrittore imprestato allo sport". Il suo compagno di telecronache Rino Tommasi lo ribattezzò "Dottor Divago" per la sua nota passione per la divagazione e poi scrisse di lui: "Non sempre nelle sue cronache troverete il risultato dell'incontro, ma troverete sempre la spiegazione della vittoria di un giocatore sul proprio avversario".

Gianni Clerici era proprio così riusciva a cogliere l'estetica del tennis, con la sua capacità unica di raccontare la magia di questo sport. Ma soprattutto più si allontanava dal racconto del campo e più rapiva l'attenzione dei telespettatori, rapiti dal fascino dei suoi racconti. Una magia difficile da credere per chi non ha avuto la fortuna di godersi le sue telecronache.

Si racconta che nel 1987 andò a vedere sotto consiglio di Bud Collins una partita tra juniores per visionare uno dei due giocatori. A fine partita Clerici consigliò un tennista da sponsorizzare a Sergio Tacchini. Però non quello consigliatogli da Collins (si trattava di Michael Chang ndr), ma quello dell’avversario, che non era neanche tra i primi 100 all'epoca. Si trattava di un certo Pete Sampras.

Le frasi celebri

"Wimbledon è qualcosa di più di un torneo, è una religione. La gente va lì, fa la fila ai cancelli da due notti prima, ma non solo per andare a vedere Nadal piuttosto che Federer. Wimbledon è il Vaticano del tennis. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro".

"Se fossi un po più gay di quello che sono, mi farebbe piacere essere accarezzato dalla volée di McEnroe".

"L'individualismo, l'internazionalità, le antiche origini regali, dovrebbero fare del tennis un gioco alieno dalle sanguigne passioni di sport più volgari".

"Ancora adesso, scrollo la testa. Quel passante, che forse Dino Zoff avrebbe deviato in angolo, Adriano (Panatta) arrivò a giocarlo, e a metterlo dove andava messo, fuori portata".

(Sulla finale di Wimbledon 1980 Borg - McEnroe) Sono stato tre ore e cinquantatré minuti senza fare la pipì. Non solo per questo, la finale mi è parsa indimenticabile.

Prima di andar sotto, quella testa rossa e dura di Mac ha salvato qualcosa come sette match point. Prima di difendere in quel modo orgoglioso una sconfitta quasi sicura, aveva condotto il match per circa un'ora e dieci minuti, facendo apparire Borg goffo, inadeguato all'erba, a tratti impaurito".

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