Attacchi in crisi Tra i peggiori del campionato

C'è poco da stupirsi se il derby d'Italia sia finito a reti bianche, come era accaduto solo fra Carpi e Napoli, per di più in un clima di esasperato agonismo. Questa volta non si tratta del risultato perfetto di cui parlavano un tempo Annibale Frossi e Gianni Brera. È lo specchio d'una partita avara di occasioni (un legno per parte, amen) e ricca di calcioni. Troppi muscoli, poca testa. Ci si aspettava ben altro atteggiamento da club che puntano in alto e si ritrovano invece in un limbo scolorito, dove il gol non è di casa. Con un particolare per nulla insignificante: i bianconeri hanno segnato 9 reti, tanti quanti i punti in classifica, mentre i nerazzurri, a un passo dalla vetta, hanno capitalizzato al meglio gli 8 centri realizzati in modo certosino. Un anno fa, sempre all'ottava giornata, la musica era diversa con 16 gol siglati dagli uomini di Allegri, 14 da quelli di Mazzarri, poi sostituito a metà novembre da Mancini. L'involuzione è palese. Se il popolo juventino rimpiange Tevez, che a gennaio potrebbe lasciare l'Argentina, i tifosi interisti si chiedono se il bomber Icardi non trova più la porta per colpa sua o del gioco scadente. Probabilmente l'una e l'altro.

Diversa la reazione dei due tecnici. «Se facciamo un gol a partita, non andiamo da nessuna parte, però abbiamo ancora molta fame e presto lo vedrete», ha ammesso Allegri che per la prima volta ha avuto a disposizione quasi tutti i titolari, anche se alcuni in difetto di preparazione per gli infortuni. Il «quasi» è riferito a Lichtsteiner. Più filosofico Mancini: «Il giorno che Icardi riprenderà a metterla dentro, sarà un'altra musica.

Intanto Jovetic ha disputato la migliore partita da quando è all'Inter». D'accordo su entrambi i punti. Ma ci spieghi, l'allenatore nerazzurro, perché il montenegrino non gioca più vicino alla porta come Insigne e l'argentino ha così pochi palloni da gestire.