Bartolini è il re del mondo. Il suo corpo libero è un tatuaggio tutto d'oro

Impresa dell'atleta sardo ricoperto di tattoo: solo Chechi prima di lui iridato nella ginnastica

Bartolini è il re del mondo. Il suo corpo libero è un tatuaggio tutto d'oro

Qualcuno potrebbe dire: «Non svegliateci da questo sogno». L'Italia dello sport continua incessantemente a regalarsi e regalarci risultati inattesi. Stavolta è la ginnastica artistica a realizzare qualcosa di incredibile. Il cielo di Kitakyushu (Giappone) si è tinto d'azzurro e nella prima giornata riservata alle Finali Specialità di medaglie mondiali ne sono arrivate quattro: l'oro di Nicola Bartolini nel corpo libero; gli argenti di Asia D'Amato nel volteggio e di Marco Lodadio agli anelli; il bronzo di Salvatore Maresca sempre negli anelli.

Qualcosa che ci rimarrà nel cuore e nel cervello, con Bartolini a dare il via alle danze. Lui, nato il 7 febbraio 1996, aveva pochi mesi quando ad Atlanta Juri Chechi divenne il «Signore degli Anelli». Proprio il fantastico atleta toscano aveva posto l'ultimo sigillo mondiale nel 1997. Ventiquattro anni dopo è stato il ragazzo sardo a riprendere il filo del discorso interrotto. Ma chi è Nicola? Nato a Quartu, a un tiro di schioppo dallo stadio di Is Arenas, ha nel cuore i colori rossoblu della compagine calcistica e per dare libero sfogo alla propria iperattività ha trovato nella ginnastica la sublimazione. Bart o Bartoleddu, come viene soprannominato, è finito sotto i riflettori grazie al docu reality «Ginnaste - Vite parallele» dal 2014 al 2016. Un'iniziativa, con Carlotta Ferlito punto di riferimento, che diede modo al pubblico di conoscere i ginnasti nostrani. Una testa calda Nicola, così si descriveva sui social, in cerca di motivazioni e di un percorso da seguire per trovare un equilibrio sopra la follia. Un ragazzo che attraverso l'amore dei tatuaggi ha rappresentato le varie tappe, come la scritta unlucky (sfortunato). Tanti infatti gli ostacoli affrontati: una serie di infortuni che ne ha minato la definitiva esplosione, lui che in giovanissima età si era trasferito nel centro federale di Milano. Ha pensato anche di alzare bandiera bianca, poi ha cambiato idea ricominciando da Salerno e risorgendo definitivamente all'inizio del 2020 alla Pro Patria Bustese. Colpa della spalla il quasi addio; poi un intervento chirurgico gli ha dato una chance con un pass olimpico per Tokyo sfiorato.

Quest'anno, Nicola aveva già dato segnali di vitalità con il bronzo agli Europei nel corpo libero. Ma ieri ha riscritto letteralmente la storia dopo i bronzi conquistati da Franco Menichelli a Praga 1962 e a Dortmund 1966 nella stessa specialità. Due avvitamenti e mezzo in avanti, doppio carpio con mezzo giro, Tsukahara avvitato, uno e mezzo-due avvitamenti e due e mezzo-uno avanti sono stati gli ingredienti del trionfo del sardo. Chiusura con un super triplo avvitamento e messi in fila con uno score di 14.800 il giapponese Kazuki Minami (14.766) e il sorprendente finlandese Emil Soravuo (14.700). Niente da fare per il campione del mondo Carlos Yulo.

«È un risultato storico: ora mi aspetto una statua. Un periodo duro tra preparazione e mille cose. Ho tirato fuori gli artigli e ho fatto gli esercizi giusti al momento giusto», le parole di Bartolini. Ma per la statua si può aspettare.

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