«È bastato uno sguardo per essere n.1 per sempre»

Dodici stagioni nella Juventus non possono bastare. E così se ne mettono in cantiere altre due. Per arrivare a giugno 2015, a 37 anni e mezzo, guadagnando 4 milioni (due in meno di adesso) più eventuali bonus. Possibilmente, vincendo ancora. Soprattutto, puntando alla Champions League: «Mi manca. E aprirebbe la porta ad altri traguardi». Parole e musica di Gigi Buffon, coccolato dal presidente Andrea Agnelli il giorno prima il decimo anniversario della morte di Gianni Agnelli. «Qualche mese fa è stato sufficiente uno sguardo per prolungare il contratto. Sono le motivazioni che fanno la differenza: lui sa che troverà le porte della Juventus sempre aperte». Parole e pensieri al miele, come raramente è successo nei confronti per esempio di Del Piero. «Mi piace ricordare i cinque scudetti che ha vinto sul campo e la Coppa del Mondo: ciò che lo contraddistingue è però la sua onestà, la capacità di essere un leader». L'investitura è totale: «Gli manca il Pallone d'Oro. Tra i portieri lo ha vinto solo Yashin: spero che entro i prossimi due anni se lo aggiudichi. Se ho mai avuto paura di perderlo? No». Lui, il numero uno, annuisce e ricorda che «quando sono arrivato alla Juve, la mia prima preoccupazione era capire se fossi adeguato a questo livello. Altre offerte in questi mesi? No, perché non c'erano le premesse. Saprò io quando arriverà il momento di smettere: abbiamo anche valutato la soluzione di un rinnovo annuale, ma poi la società mi ha controproposto un biennale e io ho accettato. Sarò al massimo per Mondiale ed Europeo». Anni di grazia 2014 e 2016: come dire che la possibilità di andare oltre la nuova scadenza contrattuale esiste, eccome. Intanto, gli mancano undici presenze per entrare nella top ten delle presenze in bianconero: Cuccureddu è a 434, lui a 423 e prima della fine della stagione il sorpasso sarà cosa fatta. Altro che inadeguato, insomma: certo, nell'estate 2001, l'essere stato pagato 100 miliardi delle vecchie lire (comprese contropartite tecniche) deve avere regalato sensazioni particolari, però la storia è lì a dire che furono soldi spesi bene. «Spero la sua parata più bella sia la prossima - ha detto Agnelli - augurandomi comunque che ne debba fare il meno possibile». Juve e Nazionale, Nazionale e Juve: intrecciate, come è logico che sia. «In momenti come questo penso a Giovanni e a mio padre (Umberto, ndr). E penso che da lassù siano orgogliosi e consapevoli di avere lasciato quanto costruito in buone mani». È il giorno dei buoni sentimenti e non c'è spazio per polemiche al punto che Pulvirenti - il presidente del Catania che lo ha recentemente definito «zitella isterica in crisi di astinenza» - viene liquidato spiegando che «oggi esiste un sistema diverso rispetto a 30-40 anni fa: dobbiamo confrontarci senza poter scegliere l'avversario o le sue qualità». Buffon, invece, la Juve lo ha scelto e stop: «Nella vita ognuno ha ciò che si merita - ha commentato il portiere -. dopo sei anni in cui abbiamo traballato, ci stiamo prendendo rivincite che non hanno prezzo. Rimpianti? Nessuno».

L'uomo simbolo della Juve è lui: «Non avrei mai pensato di poter diventare il capitano di una società così gloriosa. Ale (Del Piero, ndr) mi ha mandato un sms per congratularsi: si è dimostrato uomo di sentimenti». Chapeau.

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