Il Brasile non sbaglia. Richarlison affonda la Serbia all'italiana

L'ala che gioca poco nel Tottenham di Conte lancia la Seleçao con un guizzo e un capolavoro

Il Brasile non sbaglia. Richarlison affonda la Serbia all'italiana

Il Brasile c’è, è vivo e lotta insieme ai suoi romantici sostenitori dentro e fuori il paese. La marea gialla che travolge la Serbia, disposta a resistere per un tempo solo agli attacchi organizzati e sferrati in continuazione, annuncia la sua candidatura a ruolo di protagonista del mondiale targato Qatar 2022. La spiegazione è abbastanza semplice: ha una difesa che regge all’onda d’urto dei serbi e in particolare conta su tecnica raffinata, palleggio preciso e occasioni da gol sfornate in continuità. Alla contabilità di ieri sera bisogna infatti aggiungere, oltre ai due sigilli del centravanti che sogna a fine carriera di acquistare un’isola e invitare un bel numero di ragazze, il palo scheggiato da Alex Sandro e la traversa scolpita da Casemiro, per tacere della discutibile mira di Raphinha nel primo tempo.

Se cerchiamo le nuove stelle del Brasile forse è il caso di confessare qualche sorpresa e ammettere qualche errore di casa nostra. Paquetà, chi si ricorda il Paquetà della stagione milanista? Niente a che vedere col centrocampista tutto tecnica e cervello schierato da Tite e ammirato ieri in coppia con Casemiro, il suo guarda-spalla. Al Milan, tecnici, dirigenti e anche critici e tifosi, non ebbero la pazienza di aspettarlo né di indicargli il ruolo giusto trovato invece nella Seleçao. Lo bocciarono e spedirono in Francia a cercare riscatto. L’altra stellina è Raphinha che non passa certo per uno innamorato del gol - chiedere al Barcellona conferme in tal senso -. Purtroppo capitano a lui le due più golose occasioni per schiodare la parità con la Serbia, la prima su delizioso suggerimento di Paquetà, la seconda su strafalcione del portiere torinista che poi rimedia miracolosamente. La sintesi è che il Brasile, secondo natura e tradizione, non ha il cinismo capace di trasformare in gol l’oro che gli proviene da quel po’ po’ di sodali, tipo Neymar ad esempio. Appena l’assedio del Brasile diventa asfissiante, nella ripresa, la Serbia deve cedere alla marea gialla che avanza implacabile.

Anticipato dal palo di Alez Sandro (un altro “spernacchiato” dagli juventini ma pilastro del Brasile) il gol è preparato dal dribbling ripetuto di Neymar, dal tiro di Vinicius deviato dal portiere serbo. Chi c’è in agguato? Richarlison, il centravanti, che ha una bella storia personale da raccontare ma uno score non esaltante nel Tottenham tanto da convincere Antonio Conte a cercare un attaccante nel prossimo mercato di gennaio. Intendiamoci: non è una prodezza ma un tocco d’istinto, eppure utilissimo. La prodezza è quella successiva sulla solita combinazione Neymar-Vinicius: la palla scodellata in area ha bisogno di un prestigiatore non di un calciatore. E Richarlison è capace di alzarla e in acrobazia firmare con una saetta il 2 a 0.

La Serbia, partita senza Vlahovic, lo richiama nel momento del bisogno, giusto a metà strada tra i due gol della Seleçao che schianta i rivali con una seconda frazione di grande pregio, tecnica sopraffina. Ma la festa è macchiata dall’infortunio di Neymar alla caviglia destra.

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