Centrato il primo bersaglio: Brasile qualificato agli ottavi del mondiale con un turno d'anticipo. Sei punti collezionati nei primi 180 minuti, 0 gol subiti, 3 realizzati: la sua contabilità, nel girone, autorizza i sogni di gloria della marea gialla che lo circonda e lo coccola ma è quella calcistica che tradisce qualche deficit. Già perché la difficoltà patita ieri nel piegare la resistenza della Svizzera, ieri sera, fa emergere il sospetto che secondo antica tradizione, la Seleçao non sia ancora riuscita a liberarsi completamente del vizio di fondo, guardarsi allo specchio dopo una prova confortante. Intendiamoci: la solidità difensiva, già segnalata contro la Serbia, conferma che a dispetto di qualche assenza (fuori Danilo, dentro Militao), l'attenzione collettiva e la regia di Thiago Silvia rappresentano una garanzia per il ct Tite. Piuttosto è la mancanza della musa offensiva, Neymar, con una caviglia gonfia come un melone, a cui si è aggiunta anche la febbre, colpito da quel virus simil influenzale come altri compagni che aveva già preoccupato Tite alla vigilia della Svizzera. Più ansie procura l'assenza in campo di O Ney a una squadra che pure dispone dei talenti migliori della nuova generazione, da Vinicius a Raphina sui lati dello schieramento. Il primo è capace di regalarsi giocate complicate ma di sbagliare gol facili facili, tipo quello del primo tempo quando un lancio preciso al centimetro di Raphina lo scova solo davanti alla porta. Il ragazzo non può certo emozionarsi dinanzi a quel bocconcino e invece ciabatta malamente così perdendo l'occasione di aprire la scatola svizzera in largo anticipo rispetto allo svolgimento successivo. Vinicius si ripete anche durante il recupero ignorando Rodrigo libero e smarcato: il giorno riuscisse a eliminare questo difetto potrebbe iscriversi al club ristretto dei fuoriclasse.
Il gol che ricaccia l'incubo di un mortificante pari matura nel finale quando Tite ha esaurito le sue sostituzioni, a cominciare da quella di Paquetà a inizio di ripresa. L'ex milanista, a dire il vero, spostato alle spalle di Richaldison (anche lui rimasto a digiuno), non può offrire lo stesso contributo nel costruire gioco come nel primo turno. Rodrygo, che gli subentra, ha un solo merito, quello di servire al vecchio sodale del Real Madrid, Casemiro, la palla buona trasformata dal centrocampista di lotta e di governo in una saetta imprendibile per Sommer. La Svizzera gioca nell'unico modo sconsigliabile al cospetto del Brasile: allagando la propria metà campo, difendendo tutti dietro la linea della palla, raddoppiando sui due binari da dove immagina possano arrivare i pericoli maggiori. E così il suo fortino regge per oltre 80 minuti senza procurare grande fastidio alla difesa del Brasile. Insomma cerca e insegue solo e soltanto il pareggio col rischio di restare, alla fine, beffato dall'impresa balistica di Casemiro ispirato da Rodrygo.
«Anche senza Neymar il Brasile può vincere la sesta» spiega Cafu prima e conferma dopo. Vederli in tribuna, schierati, uno al fianco dell'altro, con Roberto Carlos, Ronaldo il fenomeno e Kakà, esultare al centro di Casemiro verrebbe voglia di fermare il tempo e tornare indietro di qualche anno.
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