«Quel bambino che trent'anni fa varcava per la prima volta il cancello di Coverciano (convocazione con l'under 15, ndr) ha ancora voglia di sognare e vivere questo sogno insieme con i tifosi italiani». Gigi Buffon, 45 anni, la leggendaria figura che ha appena lasciato nello spogliatoio di Parma guanti e divisa da portiere, ha scelto un registro romantico per annunciare il nuovo capitolo della sua carriera di colore azzurro, conclusa alcuni anni prima con una cifra record (176 presenze) impossibile da eguagliare. A settembre (debutto il 9 a Skopje contro la Nord Macedonia e il 12 a San Siro contro l'Ucraina, sfide per la qualificazione all'europeo 2024) inaugurerà il ruolo di capo-delegazione della Nazionale al quale è stato chiamato da Gabriele Gravina, presidente della federcalcio.
Non sarà un compito semplice per via dei due giganti che lo hanno preceduto nell'incarico: Gigi Riva prima e per una vita, Gianluca Vialli poi, due strepitosi interpreti, segnati da caratteri diversi, quasi opposti, uno poco incline ad apparire in pubblico e molto a lavorare dietro le quinte, l'altro esuberante e guascone, arrivato nel club Italia sull'onda del rapporto fraterno con il ct Mancini e poi diventato uno dei simboli - con l'abbraccio finale a Wembley - dell'europeo vinto.
Buffon ne è consapevole a tal punto da promettere che «Gigi Riva sarà la prima persona con cui parlerò per avere da lui qualche suggerimento». Colloquio utilissimo. Non solo: prima di accettare l'offerta Buffon ha verificato che non ci fosse incompatibilità tra i suoi contratti pubblicitari e l'attività istituzionale con la Nazionale. Precauzione legittima. Qualche episodio turbolento vissuto da ragazzo e in maturità (la maglietta boia chi molla ai tempi di Parma, la frase galeotta sul gol non gol di Muntari, la feroce critica all'arbitro di Real Madrid-Juve) gli hanno suggerito il massimo delle verifiche.
«Mi metterò subito a disposizione di Mancini col quale ci vedremo al più presto e al quale ho già perdonato di avermi segnato il gol più bello della sua carriera (Parma-Lazio gennaio 1999, ndr)»: l'altro registro scelto da Buffon è quello da collaudato sodale che dimostra, contestualmente, che la scelta è stata tutta del presidente Gravina nell'intento di colmare il vuoto seguito alla scomparsa di Gianluca Vialli con una figura di grande rilievo («un'icona del calcio italiano»).
Toccante il ricordo finale dedicato «a Gianluca (Vialli), Davide (Astori) e Spazzolino», quest'ultimo l'anziano magazziniere Pietro Lombardi scomparso, aggregato nonostante fosse già in pensione alla comitiva azzurra di Berlino 2006.
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