C'è un king al Queen's. Berrettini da sogno pensando a Wimbledon

Doppietta sull'erba londinese, secondo titolo di fila dopo l'infortunio. Può puntare allo Slam

C'è un king al Queen's. Berrettini da sogno pensando a Wimbledon

Un campione. Non si può definire in maniera diversa Matteo Berrettini dopo l'esito della Finale di ieri del Queen's. Il prestigioso torneo sui prati di Londra ha premiato per la seconda volta consecutiva il tennista romano che così è diventato il primo giocatore dell'Era Open a prevalere nelle sue prime due apparizioni. Il proprio sponsor tecnico calza a pennello per definirlo BOSS dell'erba, avendo una percentuale di vittorie dell'84.6% in termini di partite singole ed essendo al quarto titolo ATP su questa superficie.

E così la decima vittoria negli ultimi dieci incontri al Queen's è valsa anche la doppietta nel torneo londinese, replicando quanto fatto a Stoccarda la settimana passata. Dopo circa tre mesi di lontananza dai campi, è arrivato il secondo titolo in serie che certifica le qualità del giocatore. Una partita, contro il serbo Filip Krajinovic (nº48 del mondo), non semplice e vinta con la forza della mente e l'apporto della combinazione preferita (servizio-dritto) per 7-5 6-4. Non è un caso che di ace ne siano arrivati 14 e l'efficienza con la prima di servizio sia stata pari al 79%. Tuttavia, il romano ha saputo essere efficace anche in risposta con il 43% di punti vinti rispetto alla seconda di Krajinovic, sconfessando tanti detrattori spesso abituati a descrivere l'azzurro come un giocatore monodimensionale.

«Non riesco ancora a realizzare, troppe emozioni. Tornare dopo l'operazione e difendere il titolo è incredibile. Non voglio piangere, ringrazio il mio team e la mia famiglia che mi sono stati molto vicini. Ancora non riesco a crederci. Mio padre mi aveva chiesto dopo la semifinale se doveva esserci e gli ho risposto di sì. Il mio staff può testimoniare come sono arrivato da Stoccarda e ho detto loro che sarebbe stata dura, ma noi italiani siamo soliti lamentarci. Ora non posso farlo. Ogni volta che passeggio per questo club mi perdo, ho visto chi ha vinto nel passato e sapere di esserci riuscito per due volte mi fa venire la pelle d'oca. Grazie a tutti per il supporto!», le parole di Matteo nel corso della premiazione.

Un avvicinamento ideale a Wimbledon, con 33 successi su 39 partite giocate sull'erba, tale da meritarsi il titolo di erbivoro doc, ma ancor più da tennista speciale. Probabilmente neanche il più ottimista del team di Berrettini poteva aspettarsi questi risultati dopo gli eventi sfortunati della stagione, ricordando il problema agli addominali ad Acapulco e poi l'operazione alla mano destra.

Ora, quelle paure sembrano un lontano ricordo, ma ciò è grazie alla forza di chi ha saputo trovare nelle difficoltà il modo per riemergere e, anche se nei Championships non vi saranno punti in palio, i sogni non sono preclusi per un atleta di questo livello, terzo plurivincitore italiano nella storia del circuito ATP (sette affermazioni) alle spalle di Adriano Panatta (dieci) e di Fabio Fognini (nove).

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