Il calcio che spacca gambe vale una squadra scudetto

Una lunga lista di giocatori in infermeria: dal portiere Reina alle punte Gomez ed El Shaarawy. L'accusa del medico: "Assurdo giocare a Milano e Torino in notturna"

Il calcio che spacca gambe vale una squadra scudetto

Il Capodanno non l'hanno certo passato bene, più preoccupati delle condizioni dei muscoli che non a stappare bottiglie di champagne. Sono gli infortunati, i degenti di lungo o medio corso che sperano di poter tornare presto a calcare i palcoscenici del nostro calcio. Con loro, analizzando la tabella sotto riportata, si potrebbe creare una buona squadra, con un grande portiere come Pepe Reina a dare sicurezza tra i pali e due punte doc come Gomez e El Shaarawy a far dannare le difese avversarie.

Sono appena rientrati Pepe e Pazzini, assenti da mesi; ce la farà Pirlo contro la Roma; stanno per riaffacciarsi in casa Inter Chivu e Milito, il romeno reduce da un'operazione al mignolo del piede destro subìta in agosto, l'argentino bloccato dalla voglia di giocare dopo i due gol al Sassuolo nel rientro a seguito della rottura dei legamenti, avvenuta in febbraio contro il Cluj. Insomma, voglia di strafare, di sopportare e combattere lo stress psicofisico che condiziona il calcio dei nostri giorni, dove le partite si susseguono a ritmo esasperato e non permettono quella preparazione fisica e atletica necessaria per evitare i tanti danni muscolari e i traumi conseguenti a continui contatti sul campo. E poi, queste partite in notturna dove è il gelo a farla da padrone!

«È assurdo giocare di sera il derby di Milano tre giorni prima di Natale e domani Juve-Roma a Torino», il duro j'accuse di Piero Volpi, ex medico Inter e attualmente direttore del Centro di traumatologia dello sport dell'Humanitas. «Come Associazione calciatori le abbiamo provate tutte, ma il business legato alle tv ha avuto il sopravvento. Certo che l'ideale sarebbe la riduzione a 16 delle squadre di A e una maggior cura nella stesura dei calendari, perchè l'intensità delle gare odierne è tale che avanti in Champions c'è solo il Milan».

Volpi ha le idee chiare sull'argomento: «Ho seguito con attenzione il forum degli allenatori in Dubai e sono favorevole alle proposte di Prandelli per i mondiali in Brasile, un timeout per tempo per permettere l'idratazione dei giocatori e sfidare caldo e umidità e l'aumento delle sostituzioni, portandole a 5/6 invece delle 3 attuali. Questo per i mondiali ma anche nel nostro campionato, però c'è un discorso di cultura da fare: oggi si guarda più al business che non alla salvaguardia del patrimonio giocatori ed è sbagliato, perché se vengono a mancare per infortunio i campioni, ne risentono lo spettacolo ma anche il cassiere allo stadio». Facile fare un confronto con il calcio di ieri.

«Rispetto a 15-20 anni fa - continua Volpi - oggi c'è più intensità, un maggior numero di partite, minor tempo di recupero e allenamenti più duri per tentare di sopperire proprio alla carenza di un allenamento continuativo e razionalizzato». E sul calcio inglese, preso ad esempio per l'attività ininterrotta, Volpi ha qualcosa da dire: «A fine stagione arrivano spremuti e lo si nota dai risultati della nazionale e delle coppe. Ne ho parlato con Capello e Hodgson che, sensibili a questo problema, avevano invano tentato di metterci mano, ma a prevalere sono stati anche in Premier League gli interessi economici». Per concludere Volpi spende una parola d'elogio per la medicina sportiva di casa nostra: «Siamo all'avanguardia, in particolare sui problemi cardiologici dove ci hanno copiato in tutta Europa.

A differenza dei paesi anglosassoni, dove è il fisioterapista a farla da padrone, in Italia è il medico a dire l'ultima parola».

E da noi il medico sportivo ha veramente tanto da fare, con un grazie non si sa quanto sentito alla miriade di infortuni che si registrano in particolare tra ottobre e dicembre e tra febbraio e marzo.

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