Si sgonfia la bolla cinese del pallone

Tanti i big delusi dal nuovo Eldorado. Le accuse: disorganizzazione, incuria, sporcizia. Ma Lippi vorrebbe fare lì il ct

Galeotto fu l'hamburger di Ian Walker, ex numero uno del Tottenham e della nazionale inglese. «Sicuramente era qualcosa di poco commestibile. Per non correre rischi ho chiesto al cameriere di riportarlo il cucina». Una confessione choc affidata alle colonne del quotidiano britannico Daily Telegraph e che ha smontato in pochi istanti l'eldorado del calcio cinese. Con gli ingaggi a cifre esorbitanti di Drogba e Anelka, la Cina si poteva considerare vicina, se non altro come competitor economico, e in prospettiva tecnico, del calcio europeo. Ma il nuovo anno si è aperto con le avvisaglie di un impero destinato a sbriciolarsi sotto i colpi dei sospetti culinari e della disorganizzazione. «Ci sono tantissimi soldi - spiega Anelka, ora anche vice allenatore del Shanghai Shenhua - purtroppo manca tutto il resto. A partire dalla pianificazione. A volte non sappiamo a che ora ci si deve allenare». Rincara la dose il fantasista argentino Dario Conca: «L'impressione che mi sono fatto dopo un anno è che ci sia tanta passione per il calcio unita a un dilettantismo esasperante». Drogba e l'argentino Leonardo Pisculichi si sono ad esempio lamentati della pulizia delle camere d'albergo. Hotel a cinque stelle spesso in condizioni igieniche piuttosto dozzinali. Walker ha lanciato l'allarme sulla genuinità dei cibi. Aspetto quest'ultimo che starebbe davvero scoraggiando alcuni tra i nuovi papabili pionieri, come il centrocampista del Chelsea Frank Lampard e il compagno di squadra John Terry.

Non sarà cibo da gourmet, ma c'è anche chi non vede la Cina così indigesta. È il caso di Marcello Lippi, trionfatore in campionato con i Guangzhou Evergrande, che non esclude a priori di diventare ct della nazionale locale. «Perché no? Credo che sia nei loro pensieri. Mi rendo conto di aver iniziato a conoscere questo tipo di calcio. L'Italia è la mia nazione, ho nostalgia degli amici, della famiglia, di tutto quello cui sono legato, ma il lavoro che dovevo fare in Italia l'ho già fatto».

La Cina, attualmente guidata dallo spagnolo Camacho, non dispone però e di un giocatore come Balotelli: «Non ritenevo Mario meritevole di essere convocato in nazionale tre anni fa perché non giocava nella sua squadra, ma è un talento che farà il futuro dell'Italia».

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