Il contrappasso del calcio che qui è uno sport minore

La Fifa non manda le nazionali vere per non oscurare il Mondiale. Ma allora è meglio cancellarlo per gli stessi motivi del baseball

Il contrappasso del calcio che qui è uno sport minore

nostro inviato a Londra

Wembley non basta. Il calcio alle Olimpiadi è maledetto. Come se non avesse cittadinanza. Come se il resto dello sport lo rigettasse: tu qui non c'entri. Londra è un infinito campo di pallone che durante i Giochi non vuol vedere calcio. L'unica disciplina nella quale ci sono migliaia di biglietti invenduti è il football. A un certo punto hanno parlato di 500mila biglietti ancora disponibili. Ora dicono 150mila. Tantissimi comunque. Troppi. Londra, Cardiff, Glasgow, Manchester, Newcastle, Coventry: spalti vuoti negli stadi più belli del mondo.
Le donne hanno cominciato ieri, gli uomini oggi. Fischio d'inizio tra l'indifferenza del mondo. Qualcuno ricorda chi ha vinto l'oro a Pechino, quattro anni fa? E ad Atene? E a Sydney? Sono medaglie che valgono meno delle altre. Paradossi olimpici: lo sport più popolare del pianeta che non ha dignità olimpica. Per molti è giusto così: troppo ricco e troppo stellare il pallone. Non c'entra con lo spirito dei Giochi, dicono. Sarà. Ma allora il basket? Ma allora il tennis? Anche lì ci sono star multimiliardarie, capricciose, fighette. Gente che non ha nulla da condividere con i faticatori a cinque cerchi. Eppure Federer è un'attrazione: Wimbledon sarà pieno per vedere se il campione svizzero si ripeterà dopo poche settimane dal trionfo nel torneo più bello del globo. Idem l'arena della pallacanestro: arriva il Dream Team americano. Da vent'anni distrugge tutto e tutti, ma resta uno degli appuntamenti più divertenti delle Olimpiadi. Persino gli altri atleti non vedono l'ora di guardare i fenomeni del basket. Spettacolo, sì. Show per tutti, compresi coloro che non guadagneranno in tutta la vita quello che quei mostri intascano in un mese. Vale anche per il pubblico. C'è chi verrà a Londra soltanto per vedere i campioni da 20 milioni di dollari l'anno stracciare il resto del mondo. Antipatici, sbruffoni, strafottenti. Olimpici, però.

Allora il problema non sono i soldi. Non è neanche la popolarità. E neppure la mastodontica differenza tra alcuni sportivi e la massa degli atleti che si ritrovano ogni quattro anni. È qualcos'altro. Il calcio non tira forse per il motivo opposto a quello che il politicamente corretto dello sport sostiene: mancano i campioni. La storia delle nazionali under 21 con tre fuoriquota non regge. Vuoi il calcio ai Giochi: allora che giochino le squadre vere. Ora è così: arrivano i giovani e poi qualche star. C'erano Messi e Ronaldinho a Pechino. Ci sono Pato e Thiago Silva e Cavani qui a Londra. È il coito interrotto pallonaro. Sono tutti convinti che ai calciatori non piaccia mescolarsi con gli altri atleti. Bugie. Lo dicevano anche dei tennisti, poi da quando la federazione internazionale ha deciso che il torneo olimpico valeva per la classifica, i giocatori più forti hanno cominciato a ingolosirsi. La pallacanestro non è stata molto diversa: dal 1992, dall'arrivo del primo Dream Team, nessuna delle superstar Nba ha mai rifiutato di partecipare ai Giochi. Anzi.

I calciatori farebbero altrettanto. Quattro anni fa, Messi chiuse la stagione con un'intervista molto chiara: «So che il Barcellona vuole il mio bene, non deve ostacolare la mia convocazione alle Olimpiadi». Il Barça obbedì, anche se questo significava che il miglior giocatore del mondo sarebbe arrivato in ritiro molto più tardi dei compagni. E stanco. La verità è che a condannare il pallone alla mediocrità olimpica è il potere del calcio. C'è un'eterna lotta tra il Cio che vorrebbe aprire i Giochi alle nazionali senior e la Fifa che dice di no: la federazione internazionale del calcio ha il terrore che le Olimpiadi oscurino i Mondiali, che col tempo il torneo olimpico diventi il vero campionato del mondo. La paura è condivisa dagli sponsor, compresi quelli che finanziano entrambe le manifestazioni: perché rischiare che una delle due fagociti l'altra? Pensano: i Giochi ci fanno guadagnare con gli altri sport, i Mondiali con il calcio.

Ok, ma allora torna la domanda: perché tenere il calcio alle Olimpiadi? Se non vogliono fare come il basket e come il tennis, allora imitino il baseball: non giocavano i professionisti e alla fine hanno deciso di cancellarlo dall'Olimpiade. La Major League Baseball si opponeva a un torneo olimpico vero, così hanno pensato che fosse meglio evitare di fare brutte figure: se non c'è il meglio, allora che non ci sia nessuno. Invece no: il calcio resiste. Depresso, umiliato, maledetto da chiunque, compresi i suoi miliardi di amanti in giro per il mondo. Meglio non vederlo per niente che vederlo così. Sembra un altro sport. Sembra un'esibizione.

Controintuitivo no? Si dice che il calcio dei campioni sia diventato una infinita amichevole a uso e consumo delle tv. Qui, ora, sembra il contrario. Wembley, Old Trafford, Millenium Stadium non sono vuoti neanche quando giocano gli under 14. Lo sono alle Olimpiadi. Pazzesco e anche un po' ridicolo.

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