Dassisti: "Vi rivelo come finirà il Mondiale (compreso quello del 2018)"

Franco Dassisti, giornalista, critico cinematografico e telecronista sportivo, nel libro "Il Mondiale è un’altra cosa" racconta i segreti degli azzurri di ieri e di oggi. E sulla Coppa...

Dassisti: "Vi rivelo come finirà il Mondiale (compreso quello del 2018)"

Franco Dassisti è uno che gioca a tutto campo anche se in campo, quando capita, fa il portiere. É giornalista, critico cinematografico e telecronista sportivo, Radio 24, Mediaset Premium «dopo lunghe notti di calcio argentino e brasiliano su Sportitalia», scrittore. Ma soprattutto innamorato. Della sua famiglia prima di tutto, poi cinema e calcio o calcio e cinema. «Il mondiale è un’altra cosa. La coppa del mondo raccontata dagli azzurri», scritto con Massimo Rota, è il suo ultimo libro. Ne parlerà martedì 8 luglio a Cernusco sul Naviglio, Milano, con Fulvio Collovati. Con lui facciamo le carte al Mondiale che sta finendo. E al mondiale che non finirà mai...

Perché il Mondiale è un’altra cosa?
«Perché sono i giocatori a dirlo. Un Mondiale non è paragonabile nemmeno a uno scudetto o a una finale di Champions»

In cosa questo Mondiale è diverso dagli altri?
«É senz'altro il più globalizzato, uno dei più equilibrati, ma anche uno dei più livellati verso il basso. Hanno giocato benino alcune squadre emergenti, come Messico e Colombia, hanno giocato maluccio alcune grandi».

Mi dici la formazione del tuo libro?
«Giovanni Galli, Bergomi, Collovati e Zambrotta, Di Biagio, Gattuso, Albertini, Tommasi, Zaccarelli, Mazzola e Boninsegna».

Perché questi undici e non altri
«Perché avevano una storia da raccontare, un gol segnato, un rigore sbagliato, un avversario marcato, una coppa alzata al cielo»

Chi ti sarebbe piaciuto sentire tra chi non c’è più?
«Silvio Piola».

Con gli undici del tuo libro dove saremmo arrivati al Mondiale?
«Dipende anche dall'allenatore. Era una formazione di recupero palloni e gioco "bailado". Ma lì davanti avrebbe fatto meglio dell'Italia di Prandelli».

Ma Prandelli cosa dice nel tuo libro?
«Che la prima cosa che gli viene in mente pensando ai Mondiali è la Corea. E che Balotelli per lui non è stato mai un problema».

Un’Italia peggio di questa c’è stata?
«Forse no. In tutte le precedenti eliminazioni siamo stati brutti ma anche un pizzico sfortunati. Stavolta no, non abbiamo proprio tirato in porta e non abbiamo avuto anima».

Perché quattro anni fa si diceva siamo usciti perchè non c’erano Balotelli e Cassano e adesso diciamo siamo usciti perchè c’erano Balotelli e Cassano?
«Perché sono passati quattro anni. Anche se questa volta secondo me la croce buttata addosso a Balotelli è assolutamente esagerata e ingiusta, e le dichiarazioni dei "vecchi" mezz'ora dopo l'eliminazione, hanno tanto il sapore di una resa dei conti».

Peggio perdere con la Corea o la Costa Rica?
«Con la Corea. Se perdi, devi farlo in grande».

Meglio vincere con il Brasile o la Germania?
«Con la Germania vinciamo sempre. Una volta col Brasile non mi diaspiacerebbe».

Perché sette volte su sedici non abbiamo passato il primo turno e una volta non ci siamo neanche qualificati e abbiamo vinto solo un mondiale in meno del Brasile?
«Perché alla vigilia i nostri se la facevano addosso (letteralmente) e Briegel e compagni prendevano il sole sul balcone. Perchè sappiamo fare gruppo quando siamo in disgrazia. O almeno lo sapevamo fare...»

...e perché la Germania è arrivata dodici volte su sedici nei primi quattro ma ha vinto un titolo meno di noi?
«Perché prende il sole sul balcone...»

La Nazionale è lo specchio del carattere nazionale?
«Soprattutto nei difetti».

Qual è la tua Italia di tutti i tempi
«Zoff, Gentile, Cabrini...»

Già che ci sei allora fammi anche la formazione dei tuoi scrittori preferiti...
«Stephen King, Nick Hornby, Lev Tolstoj, Pier Paolo Pasolini, Giovanni Arpino, Daniel Pennac, Riccardo Bacchelli, Franz Kafka, Dino Buzzati, Italo Calvino, Osvaldo Soriano».

Il talento è eterno o ognuno è figlio del suo tempo?
«Il talento è eterno, il fisico, la corsa, i ritmi, cambiano nel tempo».

Perché Rivera e Mazzola non hanno mai vinto un mondiale e Selvaggi e Barone si?
«Perché il calcio è uno sport di squadra e ai Mondiali conta soprattutto l'armonia (dice Sacchi). E per ottenerla servono anche Selvaggi e Barone, che "fanno gruppo"».

Un ct impossibile per l’Italia...
«Louis Van Gaal. Uno che mette il portiere di riserva prima dei rigori e quello gliene para due ha il mio massimo rispetto».

...e un ct possibile?
«Vincenzo Montella».

Cosa ti è piaciuto scoprire dai racconti dei tuoi undici?
«Che i nostri se la fanno letteralmente addosso alla vigilia (leggere racconti di Gattuso e Collovati) ma poi vincono i Mondiali, mentre i tedeschi fanno gli spavaldi e li battiamo sempre».

...e cosa ti è piaciuto meno
«Mi ha colpito che molti giocatori a distanza di anni rivelino rapporti col mister non proprio idilliaci. Vecchie ruggini mai rimarginate».

La rivelazione che ti ha fatto più ridere
«Quella di Gattuso, che prima della semifinale del 2006 con la Germania mise due cubetti di ghiaccio proprio lì, dopo aver passato la notte in bagno».

...e quella che in qualche modo ti ha commosso
«Quella di Giovanni Galli, che il giorno dopo la mortedi suo padre andò a giocare per l'Under 21 di Vicini. Che poi non lo avrebbe convocato per Italia '90».

Il tuo mondiale più mitico a parte quelli vinti dall’Italia
«Argentina '78»

La parata, visto che sei portiere, che avresti voluto fare...
«Zoff su Oscar nel 1982».

Il gol, visto che sei telecronista, che avresti voluto raccontare
«Maradona, Argentina-Inghilterra, 1986».

La partita, visto che racconti il cinema, che somiglia a un film?
«Senza dubbio, Italia-Germania 4-3, Mexico '70».

Proviamo a immaginare le quattro finali di questo mondiale: Brasile-Olanda, cosa potrebbe raccontare?
«Che il Brasile ha organizzato il Mondiale per vincerlo, ma non è strutturato per farlo e vince l'Olanda».

...Argentina-Germania...
«Che l'Argentina ha Messi che quando lo decide vince le partite da solo. E per la Germania dei giovani talenti è ancora troppo...»

...Germania-Olanda...
«Che c'è una Finale da vendicare, quella del '74, per dare all'Olanda quel titolo che la sua storia pretende».

...Brasile-Argentina...
«La finale che tutti aspettano, e che per me vincerebbe l'Albiceleste».

...e che succede se il Brasile non vince la finale.
«Nulla, stavolta nulla. Pianti, disperazione del momento, ma ormai è un Paese maturo. Chiaramente le polemiche durerebbero altri quattro anni

Il Mondiale sarà un’altra cosa anche in Qatar?
«Sarà un'altra cosa ancora...

una cosa desertica».

Sbilanciati, tanto tra quattro anni chi si ricorderà più: chi lo vince....
«Questo, l'Argentina, quello del 2018 l'Italia di Verratti, El Shaarawy e Immobile. Capitano, Balotelli».

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