Il diario di Ninna / E adesso a sciare ci vado io...

Caro diario, anche stavolta sono sopravvissuta. E mettere il punto a quest'ultimo articolo sarà un piacere, perché significherà che è finita, che si torna a casa, ci si prende qualche giorno di vacanza

Il diario di Ninna / E adesso a sciare ci vado io...

Caro diario, anche stavolta sono sopravvissuta. E mettere il punto a quest'ultimo articolo sarà un piacere, perché significherà che è finita, che si torna a casa, ci si prende qualche giorno di vacanza e magari si può andare a fare quello che per venti giorni ho raccontato e basta e cioè sciare, pattinare, divertirsi insomma, sulla neve o sul ghiaccio. Non vedo l'ora, anche perché dall'Italia arrivano notizie di inverno pieno, evviva, è bello l'inverno quando è inverno! Qui invece negli ultimi giorni si è respirata aria di primavera di cose che finiscono e ricominciano.

L'Olimpiade va in archivio, ma fra una settimana le gare ricominceranno, non per tutti forse, ma di sicuro tutti, felici o delusi che siano, riprenderanno ad allenarsi, a testare materiali, nello sci come nel fondo, nello snowboard come nello slittino, nel salto e nel pattinaggio. Molti atleti che per due settimane sono stati sotto i riflettori torneranno nel loro anonimato, altri si renderanno conto che la loro vita è cambiata e dovranno capire come adattarsi alla novità. Si va avanti, si programma il futuro.

Ieri il presidente della federsci Flavio Roda ha fatto un bilancio dell'Olimpiade e strigliato il capo allenatore dei maschi Max Carca che non vuole più fare il capo, ma preferirebbe tornare a fare l'allenatore e basta. Meno responsabilità, meno giorni in giro per il mondo: in effetti è dura fare quel mestiere senza nemmeno la soddisfazione di una medaglia. Chissà cosa succederà: Roda non può sbilanciarsi perché non sa ancora se sarà lui a portare i suoi atleti verso i prossimi Giochi di Pechino, nel 2018. Ad aprile, il 22, ci saranno le elezioni, la sua candidatura si è sicuramente rinforzata con le sei medaglie vinte qui (le altre quattro sono arrivate dal ghiaccio, un'altra parrocchia) in quattro discipline diverse, sci alpino, fondo, biathlon e snowboard. Finalmente nelle conferenze non si parla più di soldi che mancano e conti che non tornano, ma di «atleti che vanno onorati per quello che hanno portato all'Italia».

E a chi sta già cominciando a fare processi e a puntare il dito sui tecnici italiani scappati all'estero che vincono con gli atleti stranieri, Roda ricorda giustamente che «un atleta forte vince in ogni caso, mentre un allenatore forte perde se non ha l'atleta buono». E con questa sacrosanta verità vi saluto e vi ringrazio per avermi seguito in questo bellissimo viaggio. Mi aspetta quello del ritorno!

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