La macchina dei controlli anti doping procede speditissima. E a Londra fa altre nove vittime. Nove gli atleti che non potranno partecipare alle gare di atletica leggera perché trovati positivi ai test della Iaaf, l'Associazione internazionale delle federazioni di atletica. La lotta contro le sostanza proibitive non concede dunque il respiro a chi tenta di gabbare le regole. E nel mirino dei "controllori" ci sono nuovi tipi di doping, "metodi più avanzati", come sottolinea il presidente Iaaf Lamine Diack, pensati appositamente per aggirare controlli e sanzioni.
Le gabole olimpiche non basteranno però a ingannare gli ispettori. John Faey, presidente della Wada, ovvero della agenzia mondiale antidoping, avverte tutti: "Abbiamo un nuovo test per individuare l'ormone della crescita". Come a dire, anche questa furbizia levatevela dalla testa. Non funziona più. Perché quelli di Londra "saranno i Giochi più controllati della storia".
Per sconfiggere la piaga del doping non ci si limita soltanto ai controlli. Non bastano. Quello che chiede Fahey è la collaborazione degli atleti, mentre sottolinea come "chi si macchia di un imbroglio del genere viene segnato in maniera disastrosa per tutta la vita".
Un po' ne sa Mariem Selsouli, mezzofondista marocchina, l'ultima a lasciare le Olimpiadi di Londra a causa di un problema di doping. E i dati della Wada parlano chiaro: i 72mila controlli effettuati negli ultimi sei mesi hanno portato a ben altro che uno stop. Centosette gli atleti che hanno dovuto rinunciare a competere a Londra.
Nel frattempo la Selsouli, che già in passato aveva dovuto fermarsi per lo stesso motivo (questa volta è stata trovata positiva a un diuretico, il furosemide), rischia di essere squalificata a vita per la sua recidività. Un esempio per tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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