La doppia lezione di Mou. Lazio travolta da Abraham e zittisce i tifosi irrispettosi

Derby senza storia con la doppietta dell'inglese e la punizione gioiello di Pellegrini sotto gli occhi di Totti

La doppia lezione di Mou. Lazio travolta da Abraham e zittisce i tifosi irrispettosi

«I derby non si giocano, ma si vincono», disse anni fa l'ex tecnico giallorosso Rudi Garcia. Mai come stavolta la Roma l'ha preso in parola: gara chiusa in 40 minuti, con poche sbavature, grande attenzione e concretezza, poi gestione assoluta della partita considerando anche le energie spese appena 72 ore fa in Conference League. Un derby senza storia, dunque, meno equilibrato di quanto fossero le forze in campo e con due protagonisti assoluti: Abraham e Lorenzo Pellegrini. L'inglese entra nella storia per il gol più veloce nella stracittadina della Capitale (appena 56 secondi dal fischio iniziale di Irrati) e per la doppietta che lo affianca a nomi illustri della sfida - da Mancini a Totti (presente ieri in tribuna) passando per Montella e Delvecchio - l'unico romano in campo da titolare (a metà ripresa entrerà il laziale Cataldi) segna un gol da cineteca su punizione, con Strakosha un po' sorpreso per la verità, dopo averne sfiorato un altro da calcio d'angolo nell'azione che porta al primo gol dell'ex Chelsea.

Era dai tempi del poker di Montella (in un derby di ormai 20 anni fa) che i giallorossi non segnavano tre gol ai «cugini» in meno di un tempo. E oltre alla vittoria, il sorpasso in classifica, il top per i romanisti che ora si portano davanti con l'Atalanta - che ha una gara da recuperare - nella volata per i posti che qualificano all'Europa di secondo piano. La Lazio ha dominato nel possesso palla e nella precisione dei passaggi (più del doppio di quelli degli avversari), ma non è riuscita quasi mai a impensierire Rui Patricio. Ogni volta che ha provato a cambiare passo, soprattutto nel secondo tempo, la squadra di Sarri ha trovato una Roma compatta e sicura nelle chiusure. Quando poi Abraham segna, fa reparto da solo, sa garantire profondità e tenere palla, per gli avversari c'è poco da fare. «Non chiedevo di meglio così uniti arrivano i risultati, la Roma ha investito su di me e io voglio ripagarla», così l'attaccante inglese.

La strategia di Mourinho, che dopo l'Atalanta batte anche la Lazio nella lotta per la corsa europea lontana dalla Champions, si rivela dunque vincente («ci è riuscito tutto quello che avevamo pianificato», dirà alla fine il tecnico portoghese) evidenziando i punti deboli della Lazio, non così granitica in difesa come in altre occasioni - tre gol subiti in una gara, quanti ne aveva presi nelle ultime otto - e ieri anche con le polveri un po' bagnate. «L'approccio con un gol subito dopo nemmeno un minuto ci ha inibito e tagliato le gambe, perderla così non è bello, non siamo riusciti a rimanere lucidi», dirà Sarri.

Alla fine Mourinho lascerà la scena ai suoi giocatori sotto la Curva Sud. Che nel primo tempo, già sul 3-0, aveva bacchettato per gli Olè pronunciati ogni volta che i calciatori giallorossi completavano un passaggio. «È una cosa che non mi piace, nemmeno nei minuti finali di una gara, e non mi piace che un giocatore lo interpreti come segnale di partita finita, ci vuole sempre rispetto per gli avversari».

Il nono risultato utile in campionato issa la Roma al quinto posto, con energie da dividere dopo la pausa delle nazionali anche con l'impegno europeo. Per la Lazio un'altra battuta d'arresto in una stagione ricca di alti e bassi, troppi per le ambizioni di Sarri.

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