L'argento di Tete e il legno di Greg. Sono le due facce della quarta giornata della rassegna iridata di nuoto in corsia di Budapest. Dopo i due ori dell'altro ieri di Ceccon (nei 100 dorso con record del mondo) e Pilato (100 rana), l'Italnuoto stavolta deve accontentarsi di un argento. Quello conquistato da Nicolò Martinenghi, laureatosi domenica primo campione del mondo maschile nella rana, a cui sono mancati tre centesimi per bissare nei 50 metri il trionfo sui 100. Che peccato. Il varesino di Azzate si ritrova dunque di nuovo sul podio, ma sul secondo gradino, a sandwich fra i due americani: Nic Fink, vincitore in 2645, e Michael Andrew, bronzo con 2672. Sarebbe servito il record italiano (2639) a Martinenghi per la doppietta a rana. Ma non ci sono grossi rimpianti per l'allievo di Marco Pedoja, anzi una grande conferma del lavoro svolto fin qui. Ottimo è anche il risultato di Simone Cerasuolo, quinto con il personale in 2698 pur essendo arrivato tardi a causa del Covid, a conferma del fantastico momento dei ranisti azzurri. «Sono contentissimo per la medaglia e per il tempo commenta il 22enne varesino -, anche se ho sbagliato parecchie cose, come la partenza che di solito mi riesce bene. Alla vigilia del Mondiale, comunque, il 50 veniva in secondo piano rispetto al 100. Cerco sempre di guardare il bicchiere mezzo pieno. Adesso riposerò tre giorni fino alla mista dell'ultimo giorno, dove abbiamo chance di fare bene. Così avrò modo di pensare all'oro dei 100, non ne ho avuto il tempo».
Al contrario di Martinenghi, finiscono a mani vuote gli ex gemelli del mezzofondo azzurro, Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti, entrambi ex campioni del mondo degli 800 sl, distanza nella quale chiudono al quarto e al sesto posto rispettivamente in 7'4119 e 7'4775. Se per Detti la finale era «uno dei due obiettivi di questa rassegna, l'altro era divertirmi dopo un periodo difficile, ma adesso siamo sulla strada giusta», per Paltrinieri le intenzioni erano ben note, anche perché, in questa occasione, difendeva il suo titolo iridato vinto a Gwangju. Sul podio, però, salgono lo statunitense Bobby Finke (7'3936) d'oro davanti al tedesco Florian Wellbrock (7'3963) e all'ucraino Mykhailo Romanchuk (7'4005). E pensare che, un anno fa, a Tokyo 2020 Finke vinceva il titolo olimpico in 7'4187, crono superiore a quello nuotato ieri da Gregorio. «È stata una gara tosta conferma il carpigiano -, mi dispiace ma era quello che avevo. Non potevo fare di più. Loro sono degli animali. Ho provato a stare lì a fare anche il ritmo. Ma negli ultimi 50 metri loro hanno qualcosa in più, mi sono andati via tutti. Se valuto la mia prestazione, ho fatto una bella gara, 7'41 l'avevo fatto anche l'anno scorso in condizioni diverse, però è comunque un buon tempo e in altre occasioni avresti vinto o fatto podio. Mi prendo due giorni di pausa, ci sono i 1500, so che sarà dura, ma spero nel rilancio». Oggi, intanto, c'è la finale dei 100 metri con Miressi, dove purtroppo non ci sarà Zazzeri, fuori nello spareggio così come Silvia Scalia nei 50 dorso. Che beffa.
Non c'è solo l'argento di Martinenghi: nel sincro è arrivata la terza medaglia, un bronzo ottenuto nella specialità, il tecnico della Squadra, in cui l'Italia non era
ancora salita sul podio iridato. È vero che mancava la Russia (esclusa per via della guerra), ma stare a ridosso di Cina e Giappone significa ribadire i progressi di un gruppo che ai Giochi aveva ottenuto un quinto posto.
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