Quando hai Cristiano Ronaldo, già capocannoniere del campionato, tutto può succedere. Anche di salvare una partita brutta, con una Juve fragile, senza gioco e traballante dietro, oltre che in dieci nell'ultima mezz'ora per il doppio giallo evitabile di Rabiot. La Roma doveva vincere ma Dzeko, l'uomo dei rimpianti di Pirlo, ha fatto una gran partita ma ha sbagliato due match point per chiudere la sfida.
Cercare un'identità, visto che siamo ancora agli albori della stagione. È il compito che avevano Roma e Juventus già dopo la prima tappa del campionato: troppo debole la Sampdoria per rappresentare un test di livello per i bianconeri, troppo caos per i giallorossi tra il caso Diawara, la mancata cessione di Dzeko e le voci su Allegri, tecnico che pare affascinare il nuovo patron Dan Friedkin (ieri il debutto all'Olimpico insieme al figlio Ryan) poco entusiasta di Fonseca. Alla fine il pari premia oltre modo i bianconeri e penalizza una Roma incapace di chiudere la gara che aveva saldamente in mano.
Quando Di Bello fischia l'inizio, in campo c'è una Signora trasformata rispetto al debutto: Pirlo costruisce un 4-4-2 senza ali, con Kulusevski arretrato a centrocampo e Rabiot, pronto a trasformarsi in un «tre e mezzo difensivo» con Cuadrado che sale in fase offensiva. L'obiettivo sembra proprio quello di trovare una certa armonia dietro e mettere in piedi un solido punto di partenza per la truppa. Anche se le impennate improvvise della Roma (vedi Mkhitaryan, ma anche le incursioni di Spinazzola) rappresentano un chiaro segnale di come il tecnico bianconero dovrà ancora lavorare, soprattutto se il centrocampo non assiste al meglio la retroguardia.
Davanti chance per Morata, il centravanti che si muove e si muoverà - almeno all'inizio - nell'ombra di Suarez (ieri subito due gol con l'Atletico Madrid, proprio l'ex squadra dello spagnolo). E Alvaro, in campo per un'ora senza lasciare traccia, non sarà l'unico che dovrà sostenere questo peso, considerando che l'oggetto misterioso McKennie ha tolto un posto da extracomunitario a Suarez. Paratici è tornato ieri sull'argomento spinoso del Pistolero, tagliando corto: «Abbiamo agito nel rispetto delle regole». Alla fine è il solito CR7 (rigore per tocco di braccio di Pellegrini e zuccata vincente, già tre i gol del portoghese) a togliere le castagne dal fuoco.
Fonseca non cambia assetto tattico rispetto a Verona, ma stavolta ha un nove vero, Dzeko, supportato da due trequartisti, Pedro e Mkhitaryan. E la Roma fa meno possesso palla dei bianconeri ma appare più in palla. Il bosniaco dà il via all'azione che porta al rigore (braccio di Rabiot) e al contropiede micidiale del 2-1: in entrambi i casi la firma dei gol è del francese Veretout, che sembra un gigante al confronto di Rabiot e McKennie. Peccato che poi il 9 giallorosso fallisca per due volte sotto porta.
Pirlo corregge la
Juve con l'ingresso di Douglas Costa, Arthur e Bentancur, sfrutta il varco concesso a Danilo che esalta le doti aeree di CR7 ma anche la paura della Roma dopo il 3-1 fallito. Squadre poco lucide alla fine, il 2-2 è scritto.
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