Un diamante raro e grezzo, a forma di pallone, prenderà il nome di Igor Akinfeev. L'ha annunciato ieri la società mineraria Alrosa che occupa il secondo posto al mondo per l'estrazione di gemme preziose. L'accostamento è quasi naturale, soprattutto dopo le ottime prestazioni fornite dal portiere contro la Spagna. La Russia fa leva sulle doti di Akinfeev per superare lo scoglio croato e raggiungere le semifinali. Il ct Cherchesov riproporrà lo stesso atteggiamento tattico anti-Spagna: squadra dietro al pallone, raddoppi di marcatura, qualche calcione ben assestato, e ripartenze con palla lunga per la testa di Dzyuba o per lo scatto di Cheryshev. Al resto, almeno così sono convinti, ci penserà il numero uno del Cska Mosca, atleta con una certa abilità nel neutralizzare i rigori. I miracoli però difficilmente si ripetono, e la Croazia vanta un arsenale migliore in fase offensiva rispetto alle Furie Rosse. «Anche in difesa sappiamo farci rispettare - spiega il centrale del Liverpool Dejan Lovren un po' piccato - è vero, ci sono poche squadre al mondo che possono permettersi Modric, Rakitic o Mandzukic, ma trovo sia giusto applaudire chi come me, Vida o Vrsaljko difende il risultato».
A proposito di lavoro da gendarmeria c'è parecchia attesa a Sochi per la sfida da pesi massimi tra il centrale croato Domagoj Vida e l'attaccante russo Artem Dzyuba. Qualcuno l'ha paragonata a un incontro di pugilato o addirittura a una battaglia tra wrestler. Di sicuro non difettano di muscoli e centimetri. Dzyuba nell'immaginario collettivo è una sorta di Mickey Rourke nei panni di Robin Ramzinski della celebre pellicola. La corsa caracollante, la testa ingobbita, e i gomiti che fendono l'aria ne fanno in Russia l'antieroe con le stimmate del paladino. Il suo saluto militare ha alimentato fantasie da Armata Rossa. Nulla di tutto questo: è una forma di rispetto nei confronti del "comandante" Cherchesov. Semmai Dzyuba regala la sensazione che per spostarlo serva una gru. Il cantiere verrà allestito da Vida, uno che in Croazia ricordano per una lattina di birra aperta sul bus della sua ex squadra, la Dinamo Zagabria. Un gesto che gli costò 100mila euro di multa e l'abbandono in mezzo alla strada da parte dell'allenatore Ante Cacic.
«La mia vita oggi è cambiata - racconta sono cattivo solo in campo, dove non mi arrendo mai». L'immagine della testa spaccata e la maglietta inzuppata di sangue durante Dinamo Kiev- Young Boys dello scorso ottobre è ancora vivida. Un guerriero a tutto tondo, icona di una Croazia da ora o mai più.
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