Gli dei di Pechino sono già caduti

A Londra cadono gli eroi. Giù, a fondo. Federica Pellegrini solo quinta nei 400 stile libero. Delude anche Phelps. È il crollo della muraglia ci­nese: tutti gli dei di Pechino so­no tornati mortali

Gli dei di Pechino sono già caduti

A Londra cadono gli eroi. Giù, a fondo. È il crollo della muraglia ci­nese: tutti gli dei di Pechino so­no tornati mortali. Federica Pellegrini ha le braccia pesan­ti: non va, non tira, non spinge. Le altre sì: le vede scivolare via vasca dopo vasca. Terza, terza, terza, terza, poi basta. Ci pro­va, non è lei. Quinta alla fine. Nel pozzo di un’Olimpiade dif­fi­cile per chi è costretto a vince­re. Come Michael Phelps, co­me Valentina Vezzali. Come Usain Bolt: anche il mostro può provare sconfitta. Sa che può accadere, lo dice, lo contempla, lo accetta. Non è ancora arrivato il momento di spaventarsi, ma arrive­rà. L’amicoBlakepuòspedirlonelterritoriodellascon­fitta, doveigrandiannaspano, doveicannibalinontro­vano cibo. Si soffre a essere i migliori che non si confer­mano. Dicono tutti: quattro anni dopo è sempre più difficile. Gli altri ti conoscono sempre meglio, gli altri ti mordono i talloni, gli altri si mettono in scia. E ti frega­no. Federica Pellegrini lo sapeva. Lo sa. Qui è peggio che in Cina. Quando gli altri si aspettano tutto vagli a spiegare che è stato un anno così e così: le avversarie hanno fatto spesso meglio di lei. Però Federica è Fede­rica, dicevano tutti: tira fuori la testa, respira e spinge. Non stavolta.Gli restano gli 800,il riscatto,la possibili­tà. Sì, no, forse.

L’incognita è la boa che resta a galla in ogni piscina: è più forte la voglia di rifarsi o lo sconforto? Resterà il dubbio fino al prossimo tuffo di Federica. È lì che si ve­de che cosa accade, solo lì. È lì che capisci se non è tem­po per lei o se ne ha ancora. Nessuno degli eredi degli eroi di Pechino ha più talento dei fenomeni di quattro anni fa. È altro che li spinge: la voglia di superare i cam­pioni, la costanza che porta a superare il genio. Succe­de alle rivali della Pellegrini e a Ryan Lochte, il ragazzo che vuole detronizzare il re assoluto del nuoto di ogni era.Blake non ha nulla più di Bolt.Tranne la voglia.Va­le anche per la scherma: Di Francisca ha stoffa, ma non il carisma, la personalità, il talento di Valentina Vezzali. A un certo punto si crolla. Se ce la fai ti riprendi, sennò sei fregato. Gli altri sono lì, pronti a mettere la freccia e a superarti. Per capirci: ha rischiato persino Roger Federer,l’altro mostro di queste Olimpiadi che nei primi giorni va in difficoltà: lui che al primo turno perde un set. Sull’erba di Wimbledon. Impensabile. Accaduto davvero. I campioni dicono tutti: «Non so­no obbligato a vincere ». È una bugia ben raccontata a se stessi, un modo per esorcizzare la paura di un ciclo che finisce. Si gira, si va. Non guardarsi indietro per non cadere in avanti. La controintuizione che vale so­lo nello sport. Perché prima o poi si perde. La Pellegri­ni è l’unica a saperlo, di questo gruppo di eroi in crisi: ha avuto alti, bassi, poi alti, alti, alti. Almeno ha prova­to. E poi sa qual è la maledetta dinamica di uno che ti spoglia di quello che hai. Lo sa perché per vincere e per diventare quella che è ha distrutto altre campionesse. Lei l’ha fatto col talento,gli altri con lei usano armi di­verse.

A Londra la vera sfida è tra chi ha avuto e chi non ha ancora avuto. Tra chi ha dato e chi non ha ancora dato. È più sete che fame. Per ora è il tempo dei nuovi. Non è un caso che Pellegrini, Phelps e Bolt stiano pensando tutti e tre a fermarsi. Un anno per qualcuno, di più per qualcun altro.L’hanno detto alla vigilia dei Giochi.Mi­chael lo Squalo s’è presentato a Londra facendo le foto ai giornalisti.Come a dire:non vi vedrò per un bel po’. Usain ha fatto lo spavaldo per darsi forza: «Vinco, en­tro nella leggenda e poi chissà. Continuerò a correre, ma non subito». Pellegrini anche, senza superbia pe­rò: «Londra chiuderà un ciclo.In molti sensi.Sono do­dici anni che nuoto e non mi fermo, mai un attimo di respiro. È ora di prendere una pausa». Forse è lì che succede. Anche agli eroi.

Anche agli dei dell’Olimpo sportivo. Nel momento in cui dici a te stesso: questa è l’ultima,mi rivedono tra un po’.È come quando pensi di spingere un interruttore uscendo da una stanza. Senza accorgertene la luce può già essere spenta.

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