Il gesto che sintetizza di più la grandezza di Roger Federer non è la smorzata con la quale si è regalato l'ultimo trofeo di una carriera devastante. Il gesto che è la somma di un campione assoluto è quello che - appena conquistata la coppa Davis dopo aver asfaltato Gasquet in tre set, e quindi la Francia 3-1 - ha compiuto per andare a salutare il pubblico, tutto per lui, a centro campo: siccome era un po' spiegazzato dalla gioia e dalle lacrime, si è riaggiustato il colletto e solo dopo ha alzato le braccia. Ecco: il fatto che la Svizzera sia diventata la quattordicesima nazione a vincere l'insalatiera, va di pari passo con l'immagine del suo più grande tennista, bandiera di un Paese ed esempio continuo di stile. Con il merito ovviamente anche di Stan Wawrinka, che se fosse in un luogo qualsiasi del mondo sarebbe venerato come una star, essendo il numero 4 del mondo e avendo vinto nel 2014 gli Australian Open. Ma siccome davanti a lui c'è re Roger, la gloria pende un po' di più sempre dalla stessa parte.
Ed il perché in fondo è proprio tutto in quel gesto, nella natura di una star dello sport tutt'altro che star nei comportamenti e mai disposto ad accampare scuse per i suoi (pochi) fallimenti. Così è stato anche a Lille, nonostante il mal di schiena lo avesse bloccato venerdì nella partita contro Monfils. E così in fondo è stato nella vicenda che ha reso bizzarra la settimana svizzera di avvicinamento all'appuntamento con la storia, dopo il battibecco londinese tra la moglie Mirka e il suo amico Stan. Un altro, anzi altri due, avrebbero rovinato tutto, invece la cosa è stata risolta «in 5 minuti», come ha detto Federer. E anche se poi così non fosse, Roger&Stan l'hanno comunque accantonata con classe.
In pratica: è questo allora
l'insegnamento che la Davis svizzera dà all'isterico mondo dei campioni dello sport e lo dà attraverso quell'istantanea del suo mito. Perché entrare nella storia è possibile, ma farlo col bavero a posto è solo roba da Roger Federer.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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