«Lei non sa chi sono io». O almeno chi mi credo di essere ancora. Succede a chi scopre all'improvviso di avere una seconda vita, ai Re senza più trono che cadono sulla Terra e trovano pure una porta che non si apre più. La disavventura raccontata l'altra sera (americana) in tv da Roger Federer al Daily Show di Trevor Noah è sicuramente buffa, ma nasconde un retrogusto amaro che accompagna tutti gli eroi dello sport costretti ad arrendersi al più umano dei sentimenti.
Il campione svizzero, da poco ex, l'ha romanzata con gusto, ma chi in quel momento non ha pensato - per esempio - a Cristiano Ronaldo che (metaforicamente) si prende il pallone e se ne va perché prima a Manchester o poi - quasi - in nazionale non lo considerano come una volta? Non gioco più e allora me ne vado, è successo a tutti quelli in cerca di immortalità (basta ricordarsi l'addio di Totti e il «piccolo uomo» Spalletti), e la storia non insegna nulla a chi la vive in prima persona: che sarà per esempio di Ibrahimovic se l'ennesimo di ritorno, a 41 anni, sarà senza poteri speciali?
Federer, rispetto a CR7, quantomeno ha saputo uscire di scena con stile, mano nella mano col suo nemico poi amico Nadal alla Laver Cup. E poi comunque non ha derogato alla congenita eleganza per descrivere il suo disagio: «Due settimane fa ero a Londra, avevo un paio d'ore libere di tempo e ho pensato di andare a predere un tè a Wimbledon» (chi non lo fa, di grazia?). Qui arriva il bello: «Cerco di entrare nel circolo dalla porta degli ospiti, ma un'addetta alla sicurezza mi dice che è riservata ai membri. E allora io: ma io sono un membro. E lei: ha la tessera? Io: qui con me no, ma sono un membro. Lei: può entrare solo se è un membro. Alla fine io: ho vinto qui 8 volte, sono un membro. Lei: senza tessera da membro non entra». A questo punto immaginate Carlo che resta fuori da Buckingham Palace perché non viene riconosciuto e mettete il tutto in salsa tennistica. E se qualcuno si chiede perché non ha detto di essere Roger Federer all'integerrima signora, sappia che la risposta è semplice: non gli è venuto in mente. Quando mai, in fondo, ha dovuto presentarsi negli ultimi 20 anni?
La storia poi finirà davanti a un altro cancello, quando un selfie chiesto da un tifoso rivelerà chi fosse quel turista per caso. «Devo dire - ha aggiunto Federer - che un secondo dopo aver detto la frase sui miei titoli me ne sono pentito: non si fa.
Ma ero così agitato che non ero più sicuro che fossero 6, 7 o davvero 8...». Risata generale: alla fine è vero che lei non sapeva chi fosse lui, però per fortuna Roger resta sempre lo stesso. Come lo è, d'altronde, pure Ronaldo.
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