Il bianco e il nero. Il caldo e il freddo. Il dolce e il salato. Ferrero e Giampaolo. Opposti, diversi, in apparenza inconciliabili. Eppure, con la formula giusta, potenzialmente compatibili e magari esplosivi. Il presidente e l'allenatore della Sampdoria infatti in apparenza non hanno nulla a che spartire. Istrionico e spettacolare il primo, misurato e pragmatico il secondo. Eppure l'alchimia tra i due è totale e i risultati stanno dando ragione alla strana coppia. La Sampdoria è al sesto posto in classifica, in attesa del recupero con la Roma, subito a ridosso delle grandi. Gioca bene, diverte ed è in grado di mettere in difficoltà qualunque avversario. Merito, anche, dell'intesa perfetta tra proprietà e guida tecnica. Nonostante le differenze.
Massimo Ferrero è uomo di spettacolo. Istrionico, provocatore, onnipresente. Uno di quelli che fa casino perché ama fare casino. Uno di quelli che non usa il fioretto ma la sciabola, che la spara grossa, che non vuole mai passare inosservato. Nemmeno sul mercato, dove fedele alla logica, spicciola ma efficace, del «dare soldi vedere cammello» ha portato a casa plusvalenze da applausi, vedi Skriniar, pagato 4 milioni e rivenduto a più di 20, e Schick, comprato a 4 a venduto a più di 40. Ma se Ferrero ha un merito è quello della consapevolezza. Ha sempre detto di non essere un intenditore di calcio e non ha mai messo becco nelle questione tecniche.
A quelle ci pensa Marco Giampaolo, maestro di calcio come pochi. Dategli una pietra grezza e la trasformerà in un diamante, per la gioia dei tifosi blucerchiati ma anche della proprietà stessa, ben felice di monetizzare l'ottimo lavoro fatto sul campo dal tecnico. Difesa a 4 che lavora maniacalmente, centrocampo che abbina qualità e quantità e attacco in cui sacrificio e fantasia si mischiano alla perfezione. Bravissimo nel lavorare con i giovani, ha saputo valorizzare chiunque abbia allenato in un percorso che, da Empoli alla Sampdoria, lo ha messo nel mirino delle grandi.
Ed ora a una grande come l'Inter cerca di fare lo sgambetto, a San Siro. «Andremo a Milano a giocare la nostra gara, a vedere l'effetto che fa - ha detto -. Sarà una partita complicata anche per loro». E se Spalletti è stato «nominato» da Sarri ministro della Difesa mentre lo stesso tecnico del Napoli è stato accreditato come ministro dell'Economia nel siparietto tra i due dopo Napoli-Inter, Giampaolo va contro: «Noi siamo all'opposizione». Eccolo qui un punto di accordo, forte, tra Ferrero e Giampaolo: essere personaggi di rottura.
Uno romano, l'altro di Giulianova (ma nato in Svizzera) eppure così genovesi di adozione. «In direzione ostinata e contraria», per dirla alla De Andrè. Così diversi ma così simili nella voglia di sedersi al tavolo dei grandi. E poi c'è chi dice che gli opposti non si attraggono.
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