Finalmente le montagne A Cervinia giù la maschera

Giro d'Italia, la maglia rosa Rodriguez: "Tocca a Basso". Ivan: "Non c’è soltanto questa tappa". L’unico che non si nasconde è Cavendish: 3° centro

Finalmente le montagne  A Cervinia giù la maschera

nostro inviato a Cervere

E venne il giorno. I cieli si squarceranno, le montagne s'impenneranno, i ciclisti impazziranno. E' il giorno del giudizio universale, convocato per quest'oggi tra i pratoni di Cervinia. Stando a quanto ci hanno raccontato i campioni del Giro, succederà di tutto. Ce lo dicono e ce lo ripetono dalla partenza danese. Hanno talmente atteso l'evento da restare letteralmente paralizzati per tredici tappe. Cervinia, il Giro comincia a Cervinia. Diavolo: ci siamo sorbiti un Giro piccolissimo e avarissimo, il Giro col braccino, aspettando questa Cervinia. Grazie a Dio, Cervinia è qui. Annunciano pure molto freddo, per rendere l'ambientazione ancora più apocalittica. Se dobbiamo stare al battage di queste due settimane, da stasera niente sarà più come prima.

Non vorrei fare da guastafeste, ma a me tutta quest'aria da fine del mondo convince poco. La salita di Cervinia, benchè preceduta da quella del Col de Joux, non è un inferno. Certo è lunga, certo può mettere in crisi un cicloamatore e persino un favorito del Giro in ritardo di forma, ma non il gruppetto dei migliori. Dico un'eresia: può risultare molto peggio la tappa del giorno dopo, più complicata e meno regolare, con arrivo al Pian dei Resinelli. Se davvero uno dei grandi - magari Basso - riuscirà a dare spettacolo e a scuotere la classifica a Cervinia, non si meriterà soltanto l'applauso ed eventualmente la maglia rosa: bisognerà fargli un monumento, un bustino in bronzo a perenne memoria.

La verità è che questo arrivo di Cervinia è servito sin qui da alibi a tanta bella gente, per prendere tempo, per evitare rischi, per scansare la fatica, respingendo tutti i giorni l'accusa di pigrizia. Se Dante fosse un inviato al seguito, avrebbe già descritto almeno due o tre Gironi: il Girone degli ignavi, che non osano mai, il Girone dei bugiardi, che da due settimane parlano di "corsa bellissima", il Girone dei traditori, che tutti i giorni puntualmente tradiscono le attese dei tifosi.

Mi sbaglierò, ma anche da stasera sentiremo suonare la stessa musica, spostando alle Dolomiti il nuovo giudizio universale: Pampeago, Cortina, Mortirolo-Stelvio. Tre tappe, le tre vere tappe del Giro: quanto meno, lì tante chiacchiere e tante manfrine staranno a zero, perché lì le salite saranno massacranti davvero, e anche perché spostare ancora in là l'appuntamento con la battaglia significherebbe farla di lunedì, dopo Milano, a Giro chiuso. Dice la maglia rosa Rodriguez, con una punta di provocazione: «Tocca a Basso. Fin qui non ha corso. Il suo Giro deve pur cominciare». Il nostro risponde evasivo ed enigmatico: «Prima salita, è vero: ma uno che vuole vincere il Giro non concentra gli sforzi in una tappa sola»". Quanto a Schleck, arriva alla resa dei conti con queste grintose premesse: «Due giorni fa sono caduto, ho molto male alla spalla, voglio tenere duro fino al riposo di lunedì. Poi vedremo». Più che la fase preparatoria di una battaglia, ha tutta l'aria della grande manovra per il ritiro.

Prima di passare alla Val d'Aosta, però, doverosa copertina nel nome di Mark Cavendish. Dato per grasso, svogliato, confuso, basta mettergli un lungo viale senza agguati e senza curve assassine per rivederlo al suo posto, davanti a tutti, senza problemi. Il campione del mondo resta solo, ad un certo punto resta persino chiuso contro le transenne, ma poi esplode sul traguardo con incredibile facilità. E fallo grasso. E fallo svogliato. E fallo confuso. Averne, come Cavendish.

E' un numero uno, un fuoriclasse vero, uno dei pochissimi presenti a questo Giro. Casualmente, intasca la terza vittoria e ritinteggia di prestigio questa corsa così anonima. Dedicato ai fanatici del Giro "incerto ed equilibrato", pietoso eufemismo per il Giro col braccino.

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