Cuore Pennetta Ma la Azarenka non fa sconti

A Flavia sono mancate le energie dopo un primo set giocato alla pari Condannata da due brutti errori

Cuore Pennetta Ma la Azarenka non fa sconti

Flavia Pennetta poteva entrare nella storia del nostro tennis raggiungendo per la prima volta la finale di uno slam diverso dal Roland Garros, impresa mai riuscita a un nostro giocatore. Ma non è riuscita a reggere il confronto con la strepitosa Viktoryja Azarenka che, dopo aver vissuto momenti difficili nel primo set, ha dominato quello successivo (6-4 6-2 il risultato maturato in 1h e 29') e ha confermato la finale dell'anno scorso.

Di più non si poteva chiedere alla brindisina, approdata in semifinale senza aver perso un set e protagonista d'un torneo mirabile, superiore a ogni attesa. L'azzurra, risalita dalla 85ª alla 31ª posizione, ha giocato per larghi tratti alla pari con la numero 2 del mondo, ma è stata tradita dalla prima del servizio, sensibilmente sotto il 50%, che pure l'aveva assistita nei turni precedenti. Impossibile fare la guerra all'Azarenka, nella ribattuta ancora più competitiva di Serena Williams, senza l'ausilio di questo fondamentale. Per sottolineare il carattere di Flavia, va ricordato che ha costretto la bielorussa ad aggiudicarsi solo al sesto set-ball la prima frazione costellata da break e controbreak, di cui 4 di Flavia e 3 di Vika. A quel punto la nostra giocatrice, applauditissima dal pubblico americano, ha lasciato spazio all'avversaria costretta comunque a ricorrere al terzo match-ball per chiudere il canovaccio.

Curiosi i rilievi statistici con la Pennetta che ha fatto registrare più vincenti (18 a 15) e meno errori forzati (23 a 25) ma ha pagato ogni bella giocata al servizio. E' la legge del tennis.

 Per molti versi la storia dell'Azarenka – con un nome, Viktoryja, che sa di presagio – somiglia a quella di Maria Sharapova perché entrambe hanno abbandonato il paese d'origine per intraprendere negli Stati Uniti la carriera di tennista: l'una dalla Bielorussia a Scottsdale, l'altra dalla Russia a Miami.

«Sono stata fortunata. Se mia madre non fosse stata amica di Nikolai Khabibulin, campione della Nhl, e di sua moglie, non avrei mai avuto la possibilità di emigrare in America. A Nikolai devo tanto, tutto. Per questo non mi stancherò mai di ringraziarlo», il racconto di Vika che ha confermato quanto di buono aveva fatto vedere da ragazzina aggiudicandosi nel 2005 gli slam a livello junior in Australia e Usa. L'albo d'oro è pesante con i due successi nell'Australian Open (2012, 2013), la finale dell'anno scorso a Flushing Meadows oltre a quella di oggi, e le semifinali del Ronald Garros (2013) e di Wimbledon (2011, 2012).

Dietro Serena Williams c'è solo lei nonostante quelle paturnie mentali che talvolta la portano a infilarsi in un tunnel senza uscita e a impantanarsi in una serie paradossale di doppi falli e di errori banali. «In quei momenti manco di lucidità, ma adesso che ho recuperato la migliore condizione dopo il serio infortunio alla caviglia, mi sento più forte di sempre, soprattutto di testa», la sua confessione. Per la cronaca ha dovuto rinunciare alla finale di Indian Wells con Carolina Wozniacki e ha regalato proprio alla Pennetta il passaggio al terzo turno di Wimbledon. Ma che fosse tornata l'Azarenka d'inizio stagione l'aveva dimostrato battendo Serena Williams nella finale di Cincinnati. Può ripetersi a New York.

Per il torneo maschile è il giorno delle semifinali. All'appello manca lo scozzese Murray, il campione uscente, cocco di McEnroe, dominato dallo svizzero Wawrinka in tre set. In semifinale il connazionale di Federer, protagonista d'una partita straordinaria, quasi divina, mai così avanti in uno slam, affronterà Djokovic che ha perso un set con il russo Youzhny per eccesso di sicurezza. Dall'altra parte del tabellone Nadal, ancora imbattuto al servizio, se la vedrà con il francese Gasquet, vittorioso al quinto sullo spagnolo Ferrer. Il maiorchino, in forma straordinaria, ha annichilito Robredo, sì l'iberico Robredo che aveva tagliato le ali a Federer, concedendogli appena 4 game. Giusto per sottolineare il gap con l'ex numero uno.

Dietro l'angolo si profila la finale annunciata fra Djokovic e Nadal per la gioia del pubblico che, tradito dal mancato quarto Nadal-Federer, ha svenduto l'altro giorno una bella quantità di biglietti. Immaginatevi i bagarini, rimasti con un tesoretto in mano.

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