Fognini fa tris, l'Italdavis è promossa

Fognini fa tris, l'Italdavis è promossa

Basta un giocatore per fare la differenza in Davis. Fabio Fognini c'è riuscito nel Patinodromo di Mar Del Plata dove ha conquistato 3 punti da favola e portato l'Italia al successo contro l'Argentina. C'è il suo personalissimo marchio su questa prodezza. Era dal settembre 1998 che gli azzurri non vincevano in trasferta nel World Group: allora Sanguinetti, Gaudenzi e Nargiso superarono gli Stati Uniti a Milwaukee approdando alla finale di Milano poi persa con la Svezia. Questa volta “Fogna”, come lo chiamano gli amici, ha fatto gli straordinari restando in campo per 10 ore e dimostrando di aver compiuto l'atteso salto di qualità. Mai visto così solido di testa e di gambe. Eppure ha evitato qualsiasi personalismo nell'intervista a caldo: «Ho baciato la terra rossa dopo la vittoria sull'amico Berlocq, mamma che emozione. Sono felicissimo per come ho giocato e tenuto la concentrazione in un clima caldo per la temperatura estiva e il tifo avverso. Ma l'impresa non è solo mia, è di tutto il gruppo, dal capitano allo staff medico. Siamo grandi, possiamo continuare a correre in questa Davis».
L'appuntamento è già spostato ai quarti di aprile, contro la Gran Bretagna che ha eliminato gli Usa, ma Murray sulla terra rossa non è devastante come sul veloce. La conferma arriva in diretta dal capitano Barazzutti: «Niente ci è precluso. Fabio vale la top-ten, Andreas non è quello di venerdì e il doppio con il ritrovato Bolelli mette paura a chiunque. Intanto godiamoci questo risultato, uno dei più esaltanti degli ultimi vent'anni. E' sempre difficile battere l'Argentina a casa sua anche senza Del Potro».
Il ranking favorevole agli azzurri (Fognini 15 e Seppi 31 davanti a Monaco 40 e Berlocq 44) non teneva conto del fattore campo. Ma il ligure, amante della pasta al pesto e cantore stonato di Lucio Battisti, ha riportato il tennis alla sua dimensione più tecnica e umana: in 3h 38' ha superato Berlocq (7-6, 6-4, 6-1, 6-4) costringendo l'avversario a fare il tergicristallo e poi umiliandolo con il rovescio lungo linea, la sua arma letale. L'andamento poteva essere ancora più tranquillo se, nella seconda frazione, il nostro giocatore non avesse mancato l'occasione di strappare il servizio al rivale, per due volte sotto 0-40. S'è poi avuto un momento di paura nel penultimo game quando s'è innervosito per gli insulti di un panciuto tifosi argentino, espulso dal campo, e ha accennato un leggero affaticamento muscolare. Solo un attimo. Il decimo gioco, chiuso a 15, ha tolto ogni velo al verdetto che dimostra come il nostro tennis sia da prima pagina anche in campo maschile nel giorno in cui Sara Errani ha perso la finale di Parigi.
Sulla terra rossa Fognini vale sicuramente i primi 5-6 al mondo, mentre accusa qualche defaillance sul cemento.

Ora deve dare continuità a quelle tre indimenticabili settimane dello scorso luglio in cui ha vinto i tornei di Stoccarda e Amburgo e perso la finale di Umago. Agli Australian Open Wawrinka ha dimostrato che non esistono solo i Fab Four. Fabio può inserirsi nella scia.

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