Formula1: il campionato 2019 ha archiviato i suoi vincitori con largo anticipo, ma voci e illazioni stanno tenendo banco in questo finale di stagione.
Alla vigila dell’imminente Gran Premio del Brasile, la FIA ha diramato una nuova direttiva tecnica, la TD 38/19: indica il sospetto che i produttori di power unit possano deviare i liquidi infiammabili dall’intercooler, dal collettore dell’aria o dal sistema ERS nella camera di combustione e quindi aumentarne le prestazioni.
La FIA fa riferimento a una precedente direttiva (la TD 54/18) che vietava la combustione di petrolio derivante da altro contesto: ancora una volta per evidenziare come sia proibito portare olio dalle zone di raffreddamento alla combustione.
Intanto voci dal paddock riportate dalla fonte tedesca Auto Motor und Sport che ha diramato la notizia originale, sostengono che questa 38/19 non sarà l’ultima indicazione in materia, ma ne arriveranno altre da qui a fine anno.
Una guerra fredda di fatto, che si stava combattendo senza accusati o accusatori da mesi nei box, per via delle prestazioni raggiunte dalla power unit di Maranello. Inarrivabili per tutti, anche dalla Mercedes dominatrice dell’intera era ibrida.
Poi, la richiesta della Red Bull fatta alla FIA su possibili elusioni del flussometro in Brasile e le pesanti dichiarazioni di Max Verstappen a fine gara, hanno fatto saltare la maschera di ipocrisia che si era calata nelle comunicazioni tra i team.
Mattia Binotto non ha tardato a chiedere spiegazioni a Christian Horner, team principal della Red Bull: più di un giornalista ha assistito a un faccia a faccia piuttosto duro tra i due nel motorhome della casa austriaca, con Binotto che è direttamente andato a cercare il collega nel suo box.
Intercambiaron palabras por varios minutos. De pronto la platica entre ellos terminó y Mattia regresó al pit de Ferrari. pic.twitter.com/vBzVqs6RW5
— Gustavo H Motta (@TavoMotta) 4 novembre 2019
Senza una precisa idea, le osservazioni fatte sia a livello regolamentare dalla FIA su richiesta dei rivali, sembrano una tecnica di sparo alla cieca: a furia di insistere, qualcosa verrà individuato o comunque in Ferrari dovranno “tirare i remi in barca” in qualche maniera. E le prestazioni ridotte.
La creazione di un dubbio quindi sulla liceità del motore italiano, più che una certezza: e così facendo, la speranza di indebolire un avversario.
Questo quello che sta accadendo nelle ultime settimane, in particolare tra chi non ha seguito in maniera precisa lo svolgersi del Gran Premio di Austin. Dove sia Vettel che Leclerc non hanno potuto utilizzare l’ultima evoluzione motoristica, perdendo quella supremazia nel giro veloce che li contraddistingueva.
Le prestazioni a gambero delle due monoposto, tornate a livelli di tre mesi fa, sembravano direttamente correlate alla precedente direttiva tecnica, quando invece la causa era l’uso del vecchio EVO2.
E’ quindi importantissimo che la scuderia torni a mostrare i muscoli nel Gran Premio del Brasile e nel suo tratto in salita di oltre un chilometro, percorso in pieno: le posizioni di penalità che costeranno a Leclerc per l’uso di una nuova PU dovranno scacciare i fantasmi che stanno aleggiando come avvoltoi sulle prede ferite.
Anche perché nessuna voce pubblicamente ha rispedito al mittente le pesantissime accuse: Camilleri, Binotto, Elkann, uno strano silenzio arriva da Maranello probabilmente come causa del periodo di transizione che la Formula1 sta attraversando.
Le nuove regole in vigore dal 2021, il successivo Patto della Concordia, il peso di Mercedes nelle scelte e i benefici che Ferrari gode in quanto unica scuderia sempre presente nel campionato di Formula1, sono alle battute finali, e una crisi tra i vari protagonisti potrebbe non essere di vantaggio per nessuno.
Meglio dare chiare risposte in pista, che non a mal interpretabili parole.
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