Gian Piero Gasperini rischia di finire sotto inchiesta della Uefa. Secondo il giornale spagnolo Marca, il Valencia ha chiesto all'Uefa e alle autorità sanitarie italiane un intervento sull'allenatore della squadra bergamasca.
Continua la polemica tra Gasperini e il Valencia dopo le dichiarazioni dell'allenatore dell'Atalanta, che ha dichiarato di aver accusato i sintomi del Covid-19 prima della sfida di Champions League. Il Valencia non ha per niente gradito quelle parole e sostiene che il tecnico non abbia rispettato i protocolli di sicurezza, accuse in ogni modo prontamente rispedite al mittente dalla società del presidente Percassi.
A questo proposito secondo quanto riportato da Marca, il club spagnolo chiede l'apertura di un'indagine riguardo quanto accaduto prima della gara e "si aspetta una reazione dall'Uefa e dalle autorità sanitarie italiane per rimproverare il comportamento da parte dell'allenatore dell'Atalanta". Il ministro regionale per la Sanità, Ana Barcelò, ha giudicato ''poco responsabile'' il comportamento di Gasperini. ''Sapeva che stava arrivando da una zona a rischio. Non avrebbe dovuto spostarsi. La notizia in ogni caso conferma che la partita doveva essere giocata a porte chiuse'', ha rivelato la Barcelò.
Le parole di Gasp
Tutto nasce dal racconto fatto dall'allenatore sui sintomi da Coronavirus avvertiti nell'immediata vigilia della partita di Champions giocata al Mestalla il 10 marzo scorso: i nerazzurri vinsero 4-3 il ritorno degli ottavi di finale, conquistando una storica qualificazione ai quarti. L'incontro venne disputato a porte chiuse per motivi di sicurezza e tutela della salute pubblica a causa dell'emergenza sanitaria. Tuttavia dopo quel match il Valencia si ritrovò con 10 giocatori e 15 dipendenti positivi al virus. Le frasi della discordia che hanno fatto scattare la dura presa di posizione del club ("ha messo ha rischio altre persone") fanno riferimento alle condizioni di Gasperini prima e durante la trasferta in Spagna. Il tecnico ha svelato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport di non essere stato bene il giorno prima dell'incontro e addirittura "il pomeriggio della partita peggio. In panchina non avevo una bella faccia. Le due notti successive ho dormito poco, mi sentivo a pezzi come se avessi avuto la febbre a 40".
Ecco perché adesso il Valencia spera che quelle parole non passino inosservate e l'Uefa apra un'indagine sulla questione. È chiaro che, se si fosse saputo che l'allenatore atalantino presentava sintomi compatibili con il Covid-19, la squadra sarebbe stata messa in quarantena come da protocollo e non sarebbe scesa in campo. Tuttavia resta da non dimenticare come l'unica positività, ufficialmente riscontrata, nelle file dell'Atalanta sia stata soltanto quello del portiere, Marco Sportiello, tornato negativo dopo oltre due mesi.
La sfida tra la Dea e gli andalusi, dunque, fa di nuovo discutere dopo che l'andata disputata a San Siro venne definita la "partita del contagio", una sorta di "bomba batteriologica" innescata dall'imponente esodo di tifosi, oltre 40 mila, che da Bergamo si recò a Milano.Segui già la nuova pagina Sport de IlGiornale.it?
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