Valeria Straneo ha dato a tutti appuntamento per i Giochi di Rio. Avrà 40 anni, però non mette limiti alla provvidenza. «Ma se sto così bene non vedo perché non dovrei fare le Olimpiadi. A Rio avrò 40 anni, ma in questi casi l'età non conta». Basta correre più forte. Storie da grandi vecchi ieri tornate alla mente vedendo l'indomita Yelena Isinbayeva nell'asta, pronta a fare un figlio per tornare ai Giochi di Rio, oppure la marcia dei 20 km dove un ventenne russo, Aleksandr Ivanov, se l'è filata davanti al cinese Ding Chen, campione olimpico 2012, e allo spagnolo Miguel Angel Lopez. Marcia e marciatori sempre sul filo della squalifica: colpito e affondato a due km dall'arrivo il guatemalteco Barrondo che lo scorso anno, nella 20 km, aveva regalato la prima medaglia olimpica, un argento, al Paese.
Nessuna traccia degli italiani tranne per lo svenimento di Tontodonati sul traguardo, ma appunto lo stadio Luzniki, la marcia dei 20 km, hanno fatto tornare alla mente il successo di Maurizio Damilano in quello stesso stadio: era il 24 luglio del 1980 e il nostro mitico marciatore acchiappò un meraviglioso oro olimpico sfruttando le squalifiche del messicano Bautista e del russo Solomin. Grande vecchio appunto. Oggi la marcia azzurra vive solo di ricordi. Mentre i russi hanno vinto il primo oro del mondiale.
E veniamo ai super....dotati. Nel lungo argento per la nigeriana Blessing Okagbare (m.6,99) dietro all'americana Reese(7,01) al terzo oro mondiale di fila. Invece la nigeriana ha cominciato l'avventura da superwoman: dopo il lungo, oggi le toccheranno i 100, poi i 200 e la staffetta. E nei 100 è fra le favorite.
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