Higuain, il primo abbraccio. "Milan sei il top, da pelle d'oca"

Addio Juve: "Grazie, per avermi mandato via... Da dentro si ha una sensazione unica di questo club. Qui per vincere"

Higuain, il primo abbraccio. "Milan sei il top, da pelle d'oca"

Milano - Uno sguardo d'intesa, una lunga chiacchierata e un sms che non lascia dubbi: «Milan es top». È come se lo sbarco di Higuain in rossonero abbia proiettato il popolo milanista indietro di anni, ufficializzandone il ritorno al fascino dei tempi di berlusconiana memoria. Quel fascino di società gloriosa, che forse ha sventolato per troppi anni il vessillo di club più titolato del mondo per poi perdersi in un lustro di acquisti mediocri, cambi di proprietà e scelte dirigenziali discutibili.

Ora ci penserà Higuain a far tornare il sorriso al popolo rossonero, dirigenza compresa: «Perché con il suo arrivo anche il fascino del club aumenta - esordisce Leonardo presentando il suo primo, grande acquisto, da quando è direttore dell'area tecnica - basta vedere l'impatto che ha avuto sulla città e sui tifosi». Impatto da star, con il saluto in Piazza Duomo di fronte a quasi duemila persone entusiaste di poter abbracciare l'attaccante più prolifico dell'ultimo lustro in Serie A e il giovane difensore italiano più forte, Mattia Caldara.

A giocare un peso nella scelta di Higuain, paradossalmente, la Juventus: «Devo ringraziarli, perché quando mi hanno detto che non puntavano su di me mi hanno dato la possibilità di scoprire una realtà come il Milan - l'ammissione del Pipita - un club con una storia immensa, che quando lo vivi da dentro ti trasmette una sensazione unica». Come la magia che si respira a Milanello: «È il campo sportivo che più mi ha colpito, quello che realmente un giocatore vuole vedere - prosegue - un posto pieno di storia, verde, dove si pratica calcio puro. Da Milanello sono passati grandi campioni, questa cosa fa venire la pelle d'oca».

La storia del Milan, il fascino del club e una nuova sfida: «Mi ha motivato molto il progetto che hanno in mente - prosegue ancora Higuain - spero di ripagare la fiducia che mi hanno dimostrato». Parole che stuzzicano anche il presidente del Milan, Scaroni: «Per noi avere una star come Gonzalo è un altro passo fondamentale del percorso che abbiamo designato con Elliott - la sua ammissione - sono sicuro che farà benissimo. Ho appreso che negli ultimi cinque anni ha segnato più gol di chiunque altro». Lo interrompe subito il diretto interessato, che puntualizza sulla sua media realizzativa («111 gol in 177 gare presidente») per poi fare un passo indietro dichiarando di non sentirsi una star: «Io sono solo un giocatore che il Milan ha acquistato; la stella qui è la squadra, da soli non si vince un campionato».

In rossonero troverà il compagno di nazionale Biglia, mentre dall'altra parte del Naviglio sarà sfida all'altro argentino Icardi: «Chi vincerà tra me e lui? La risposta è ovvia, che te lo devo dire?», sorride Higuain. Che a Torino lascia Cristiano Ronaldo («Nessun rimpianto per non poter giocare con lui»), un gruppo di tifosi che gli ha sempre dimostrato amore («Due anni bellissimi») ma soprattutto un Allegri con il quale il rapporto non è sempre stato idilliaco: «Abbiamo avuto un po' le nostre differenze di vedute, ma sono stati due anni buoni. Questo non mi ha forzato a venire qui; quello che mi ha convinto è stata la determinazione che hanno avuto al Milan». Merito soprattutto di Leonardo: «Lo conoscevo da prima, ha inciso tanto sul mio arrivo - l'ammissione del Pipita - onestà e fiducia, questo vedevo nei suoi occhi». Il momento in cui è scattato il colpo di fulmine? «Quando ci siamo visti di persona - apostrofa Leonardo - avere Gonzalo oggi rappresenta per il club un cambio di dimensione notevole».

Merito anche di una concorrenza, quella del Chelsea, pressoché nulla come svela lo stesso Higuain: «L'unica persona che mi voleva a Londra era Sarri, qui mi hanno voluto tutti».

Ora l'ultimo tabù da sfatare, quello della numero nove che dopo Inzaghi non ha visto più visto grandi goleador: «In passato ho già indossato un paio di maglie con un certo peso, per me sarà un ulteriore motivo d'orgoglio e una nuova sfida. Dove arriverà il Milan? Siamo un club che deve giocare e avere in testa di vincere sempre. Se crederemo in questo, arriveremo lontano».

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