Dicono che, senza sfociare in un ottuso ottimismo o in una fuga dalla realtà, dobbiamo scegliere: scegliere ciò che ci aiuta a essere felici.
Ora: in questo Open d'Italia di Gardagolf che dopo tanto tempo lo rivede in alto nel tabellone con un solidissimo meno 8, Matteo Manassero, 25 anni da Verona, ha scelto di «abbassare una marcia». Che, per carità, non significa che il golden boy del golf azzurro sia remissivo, ma piuttosto che abbia deciso di semplificarsi le cose: «A volte spiega alla fine del suo secondo giro - prima di un tiro, mi accorgevo di fare due o tre ragionamenti di troppo. Erano pensieri che neppure mi sarebbero dovuti entrare in testa, eppure erano lì e mi rovinavano l'esecuzione del colpo. Ecco: ho deciso che quando li sento arrivare, mi fermo, pulisco la mente, e ricomincio tutto daccapo. Abbasso una marcia, per l'appunto».
Come all'inizio delle seconde 18 buche di venerdì, quando le cose non sono partite proprio alla perfezione?
«Esatto. Un bogey iniziale e poi un tee shot in bunker al par 3 non è esattamente un bel cominciare. Ma sono soddisfatto di come ho reagito, perché non mi sono fatto prendere dall'ansia come invece mi accadeva in passato, e da lì in poi ho tirato solo colpi solidi».
E da dove è iniziata esattamente questa ripartenza di Manassero?
«Mah, ci lavoro così tanto da così da tanto tempo. A dire il vero, però, il torneo della settimana scorsa a Wentworth è stato un'iniezione di fiducia importante: per la prima volta dopo tanti mesi ho segnato un 66. Avevo già marcato parecchi score in 68, 70, 71, ma non ero mai sceso così tanto sotto al par. E riuscire a farlo in condizioni meteo complesse e con tanta pressione addosso mi ha fatto capire che sono pronto a fare bene e forse anche molto bene».
Il periodo nero è alle spalle, allora?
«Mi manca ancora della continuità, anche se inizio a vederla sempre più vicina. Per il resto, tutte le statistiche del gioco sono in netto miglioramento. E comunque anche questa lunga crisi in cui sono incappato può aver avuto qualche aspetto positivo».
In che senso?
«Beh, questi ultimi anni così complicati e così avari di soddisfazioni mi hanno fatto crescere. Hanno avuto il merito di aumentare la mia conoscenza e non mi riferisco solo a quella tecnica: ho imparato a conoscermi meglio, a capire di cosa davvero ho bisogno. Certo, ne avrei fatto volentieri a meno, ma, visto che la crisi c'è stata, tanto vale provare a tirarne fuori qualcosa di buono».
E allora di cosa ha bisogno?
«Di recuperare la mia istintività, cancellando quei pensieri di troppo a cui accennavo in precedenza. E poi ho bisogno di Francesca».
Della fidanzata cioè?
«Sì, siamo insieme da un anno e mezzo. È una ragazza solare, mi ha levato pressioni, e poi non dà nessuna importanza a quello che combino in gara. Rappresenta la mia felicità fuori dal campo e perciò non è difficile intuire quanto sia importante per me».
Insomma, diciamolo: Matteo è innamorato...
«Beh, sì. Ma ho l'età giusta per esserlo, o no?».
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